8 marzo. Grazie alle donne e alla loro Storia

Sono sceso in giardino

volevo cogliere una rosa,

era la più bella,

ma non sarebbe bastata.

Volevo attraversare

l’immensità dell’oceano,

ma era troppo piccolo.

Lo splendore del diamante più prezioso,

impallidisce.

Ho cercato parole

che non ho trovato.

 

 

Grazie Rosa,

forte come Spartaco.

Grazie Maria,

tenero e puro giglio,

e alla tua resistenza

allo squallore e alla viltà.

Grazie Teresa,

per il tuo amore e la tua tenacia.

Grazie Rita,

bambina dal cuor di leone.

Grazie Miriam, grazie Mercedes,

voci degli ultimi,

liriche corde di chi soffre.

 

Grazie a JIN, JÎYAN, AZADÎ

nome delle donne

che sulle montagne kurde

lottano per la libertà e l’umanità.

Con altri nomi

son sempre loro,

le mondine, le partigiane,

le operaie e tutte le donne

che hanno lottato, lottano e lotteranno

per migliorare questo mondo,

per un avvenire più umano e degno di essere vissuto.

Si ricorda Selma e Martin

ma se non sbocciava la Rosa

della dignità e del coraggio

non ci sarebbe stato Martin.

Hanno marciato in migliaia

Ma tutto ebbe inizio con Rosa

Che s’alzo in piedi e non chinò il capo.

 

Grazie di esserci e

di impreziosire le giornate.

Faro dei naviganti nella tempesta,

sorriso e tenerezza della vita,

gemma di ogni giorno,

GRAZIE.

 

 

 

E’ questo un vecchio tentativo di poesia del 2010. Mi son permesso di riprenderla, e leggermente modificarla, quest’anno. Anche per ricordarci che la “Festa delle donne” ha origini nobili e antichi, radici di dignità e libertà, di quella lotta per l’umanità e per l’avvenire che è ancora in corso …

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.