Abruzzo, mafie nigeriane e ipocrisia a … buon mercato

Seconda inchiesta in due giorni su mafie nigeriane e tratta della schiavitù sessuale. E anche oggi tutto si svela sulla direttrice tra la Puglia e l’Abruzzo. Quella direttrice sulla quale da anni transitano anche fiumi e fiumi di droga. Destinati alle piazze di spaccio di larga parte della Regione. Partendo anche dall’Albania. All’inizio dell’anno un documentario andato in onda su Nove in prima serata televisiva documentò che Vasto per questa direttrice è uno degli snodi e approdi fondamentali. Nelle stesse settimane una doppia maxi operazione portò ad arresti e sequestri a San Salvo. Se ne parlò per qualche giorno, finti polveroni e dichiarazioni di circostanza o di sotuttoio e poi più nulla. Come troppo spesso accade. Accadrà anche stavolta, è più certo della morte. Ma, mentre il silenzio della convenienza e di chi come massima aspirazione ha capire quale centro commerciale visitare o di quale gossip interessarsi oggi, le mafie penetrano, avvelenano, prendono possesso dei luoghi della socialità abbandonati nei tempi della crisi, dell’individualismo, dell’egoismo e dell’edonismo più sfrenato. E la coscienza, l’agire, l’impegnarsi devono essere veri, reali, costanti, fortissimi. Non è solo necessario illuminare a giorno le zone grigie, non tacere e anzi gridare sempre più forte, è addirittura vitale. Andando oltre l’emotività, la convenienza, la propaganda del capobastone apolitico e asociale di turno, i meme su facebook o i pavoneggiarsi con due stronzate in croce. I mercati esistono perché ci sono i fruitori, l’offerta c’è perché c’è la domanda. E’ banale ma va sempre ricordato. Se la schiavitù sessuale avanza, persino nel centro di Pescara o apparentemente inscalfibile sulla bonifica del tronto o in appartamenti di Montesilvano o San Salvo Marina (tanto per fare alcuni esempi) non è un caso. Se fiumi sempre maggiori di eroina e altre droghe approdano in Abruzzo non è per uno scherzo del destino. E allora prima di continuare a cercare di illuminare le zone grigie, a continuare a scrivere costantemente e ripetere quel che si cerca di denunciare e documentare, come già nelle scorse ore su facebook (ma per lor signori resto sempre un “indegno a raccontare” non avendo padrini, c**i da leccare e vippetti o ciarlatani da stra-pazzo a cui interessarmi …), non si può non ripartire sempre dallo stesso punto, dal denunciare e strappare il velo dei salotti dell’alta borghesia, delle poltrone delle “brave famiglie”, di chi – mentre magari fa anche indinnato nelle piazze reali e social – alimenta questi e altri traffici criminali. La risposta del perché l’Abruzzo non è un’isola felice e del perché mondi di sopra e sotto macinano che è una bellezza è lì.

“E’ troppo facile sfoggiare morale e pudore sulla prostituzione, sulla presenza delle “lucciole” in alberghi e strade. Ma quel traffico esiste perché qualcuno lo alimenta, il mercato c’è se ci sono clienti. L’ipocrisia è vomitevole, è ripugnante. Perché le risposte sono nelle “tiepide case”, dei borghesi divani dell’alta società, del jet set della “città bene”. Sono i padri, i fratelli, i figli di “buona famiglia”. Gli stessi che sniffano, pippano, che si lamentano di sti zengh’r’ che ci rovinano il panorama cittadino ma sono utilissimi quando serve la robba” (3 ottobre 2016, https://www.peacelink.it/abruzzo/a/43599.html )

MAFIE NIGERIANE, PAPPONI BIANCHI E SCIMMIETTE A COMANDO CHE TACCIONO O SPARANO C****E A SECONDA DELLA CONVENIENZA DA LACCHE’ LECCA LECCA https://www.facebook.com/alessio.d.florio/posts/10215479465123400

Ben pochi in questi anni abbiamo cercato di illuminare a giorno i ventri oscuri, le zone grigie e nere, i traffici e le trame del mondo di sotto abruzzese. Quel mondo di sotto, così come al mondo di sopra delle clientele, delle corruzioni, dell’imprenditoria criminale, dei colletti bianchi di ogni tipo, a cui l’Abruzzo si è amalgamato, abituato, assuefatto. E ne è pure felice nel proprio animo, tranne se proprio gli danno fastidio sotto casa. Perché il mercato della prostituzione e quello della droga non sono alimentati da ectoplasmi scesi da Marte. L’abbiamo già scritto tante volte in questi anni. Questa è la Regione dove fa sorridere, qualcuno si vanta pure di andarci, una zona come le Nereidi di San Salvo dove prospera un crocevia dello sfruttamento della prostituzione. E non si dimenticano le risate  su alcuni atti intimidatori di Cozzolino, che a Gissi tutti conoscevano, sapevano chi era e in molti salutavano pure. Così come le maxi operazioni dell’agosto scorso tra Vasto, San Salvo e Casalbordino hanno documentato e stroncato traffici di droga. Ma certe piazze, cartelli e “famiglie”, che sia droga, usura o estorsione sono ben conosciute – e di fatto accettate da larga parte della “società civile” che con certi soggetti preferisce convivere – da anni e anni. (27 febbraio 2019, http://www.ritaatria.it/Home/tabid/55/EntryId/1048/Sull-aggressione-a-Rancitelli-gia-sta-calando-l-oblio-per-l-Abruzzo-e-piu-comodo-credere-ancora-all-isola-felice-che-non-c-e.aspx)

La tratta della schiavitù sessuale su tutta la costa

E’ doveroso ricordare quanto emerso nel teramano a luglio. Quando le forze dell’ordine hanno posto fine ad un terribile sfruttamento della prostituzione, una disumana tratta di ragazze sfruttate, violentate, costantemente minacciate. Un turpe e disumano sfruttamento della schiavitù sessuale quotidianità dalla cosiddetta “bonifica del tronto” (già nel 2010 “Sahel”, una delle principali operazioni nazionali contro le mafie nigeriane e lo sfruttamento della schiavitù sessuale coinvolse Abruzzo, Marche e Puglia a ennesima dimostrazione di quanto sono forti le connessioni criminali tra la nostra Regione e la Puglia) a San Salvo Marina. Nelle scorse settimane è stato arrestato Ion Magurean, 39 anni, al vertice di un’organizzazione che sfruttava giovani connazionali rumene, anche minorenni, reclutate nel Paese d’origine e condotte in Italia.  arrestato anche in applicazione dell’ordinanza di custodia in carcere firmata dal Tribunale di Pescara per un giro di prostituzione sulla riviera nord della città adriatica, all’esito di un’attività investigativa condotta dai carabinieri della compagnia di Montesilvano. Sfruttamento della prostituzione anche minorile, in un territorio tra Montesilvano, Pescara e Francavilla dove tra strade e appartamenti la criminale tratta è più che fiorente, già segnalata anche nella “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata” (http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/328810.pdf ) relativa al 2015, comunicata alla Presidenza del Senato il 4 gennaio 2017. Nella quale il porto di Pescara viene definito “il più importante dell’Abruzzo e per i suoi accresciuti scambi commerciali con i Paesi dei Balcani occidentali costituisce uno snodo cruciale per i traffici di sostanze stupefacenti e di esseri umani”  e si pone l’attenzione sul richiamo dell’intera provincia per “sodalizi mafiosi interessati al reinvestimento di capitali illecitamente accumulati”. Tra le attività criminali vengono segnalate nel rapporto spaccio di stupefacenti, corse clandestine dei cavalli, gioco d’azzardo, truffe, estorsioni, usura, tratta di esseri umani, sfruttamento della “manodopera clandestina”. E appunto sfruttamento della prostituzione anche minorile. (26 ottobre 2019, http://ritaatria.it/Home/tabid/55/EntryId/1066/Abruzzo-2019-anno-horribilis-delle-mafie.aspx).

Tra le frontiere abruzzesi della penetrazione delle mafie sicuramente c’è Vasto. A partire dal 2006, anno dell’operazione Histonium, diverse inchieste hanno stroncato il tentativo di costruire vere e proprie cosche autoctone. Tre i dominus intorno ai quali stavano nascendo queste organizzazioni:  prima Pasqualone, poi Cozzolino e infine Ferrazzo. Organizzazioni criminali che si erano radicati nel territorio, imponendosi con la violenza ecapace di organizzare anche veri e propri attentati. Ma tante altre sono state le inchieste, occorrerebbe probabilmente un libro per ripercorrerle tutte, che hanno stroncato negli anni traffici di stupefacenti, estorsioni e usura. E’ dell’agosto scorso una delle ultime maggiori che hanno coinvolto “famiglie” imparentate coi Casamonica, Spinelli e De Rosa, e nella quale (per la prima volta in questo territorio) è comparsa anche un’esponente degli Spada. Altre inchieste, l’ultima all’inizio di quest’anno, ha interessato le rotte del traffico di droga dalla Puglia, spesso proveniente dai Balcani, al vastese. Un traffico internazionale, quello sulla direttiva Albania-Puglia-Vasto, documentato anche da un’inchiesta del reporter spagnolo David Beriain sulle organizzazioni criminali albanesi andato in onda sul canale 9 il 23 gennaio scorso. (12 luglio 2019, http://www.ritaatria.it/Home/tabid/55/EntryId/1061/Abruzzo-ricordiamo-Paolo-Borsellino-e-Rita-Atria-aprendo-gli-occhi-e-denunciando-ogni-mafia.aspx)

 Alessio Di Florio

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.