Diventava duro, coriaceo, a volte irritante, cocciuto fino a quando non aveva trovato e speso l’ultima carta. Per sé, nulla. Non aveva soldi. Tutti noi ci domandavamo sempre come facesse a tirare avanti. Aveva 20 metri quadrati in una casa occupata, dove andava pochissimo e che usava piuttosto per aiutare altri in momenti di emergenza. Quante volte ha dormito per terra; o sul tavolo dell’ufficio. Quante volte si è addormentato sopra quel piccolo computer da cui sono usciti centinaia di articoli, di comunicati stampa, di volantini. Era fatto così Dino. La sua vita è costellata di fatti che sembrano la continuazione dei “fioretti di San Francesco“.
Da quando, militante di Democrazia Proletaria, veniva da Bari a Roma in bicicletta, per poter usare i soldi del rimborso spese per l’attività tra i lavoratori, fino a quando te lo potevi trovare al mattino, sdraiato davanti alla tua porta di casa a dormire. “Sono arrivato tardi. Non ha suonato per non disturbarti e mi sono messo qui“.
http://www.eugeniomelandri.it/nero-su-bianco/dino_frisullo.htm
Di sicuro, gran parte del corpo militante di DP è rimasto fuori dal palazzo, irrimediabilmente contaminato da quella stessa passione comunista e da quello stesso senso di coerenza che fu, per fare un paio di nomi, di Frisullo e di Impastato. Dino Frisullo: la sua ultima battaglia fu a favore del popolo curdo e la condusse fino al punto di fare la diretta conoscenza delle galere turche. Aveva lasciato un tranquillo posto da impiegato comunale in un piccolo comune pugliese scegliendo la fame della militanza politica. Racconta Russo Spena: “Dovevamo fare un volantino per la succursale Magneti Marelli di Bari e non avevamo i soldi per stamparlo. Lui cosa fece? Si fece dare i soldi per il biglietto del treno, la seconda classe ovviamente. Prese la bicicletta e ci arrivò a Bari. Da Roma. Coi soldi risparmiati per il treno fece stampare i manifesti”.
http://www.propostacomunista.org/rubriche/7-libri/251-e-i-mohicani-rimasero-fuori-dal-palazzo