Fascismo criminale. Fascismo di Stato

Il filosofo Marco Revelli ha descritto recentemente sul settimanale Carta l’attuale situazione socio-politica italiana, definendola “un fascismo post-moderno, senza il mascellone del duce e con il sorriso a 65 denti del guitto nazionale, dove l’orbace da caserma è sostituito dal blazer aziendale […], né l’olio di ricino si rende più necessario per mettere a tacere avversari nei cui confronti basta staccare la spina televisiva”.

Queste parole sembrano proporre, come anche altri negli anni, una sorta di contrapposizione tra il fascismo del ventennio e il neofascismo odierno. Lì dove ieri c’era il fez e la camicia nera, l’olio di ricino e il manganello oggi ci sono il doppiopetto e la cipria, Emilio Fede e Vittorio Feltri. Sicuramente vero ma che non descrive l’intera situazione attuale. Perché la radice della violenza squadrista, l’armamento del picchiatore fascista sono oggi ancora d’attualità. E si saldano (esattamente come accadde nel Ventennio e negli Anni Settanta) con la borghesia più reazionaria e con settori ampi di polizia e carabinieri. I fatti degli ultimi giorni mostrano ancora una volta lo scivolamento verso la riabilitazione e l’accettazione da parte di moltissimi del fascismo e della sua delirante ideologia, favoriti in questi anni da sponde della presunta sinistra presunta democratica (perché quello che oggi affermano Alemanno e La Russa Veltroni e Violante, ma non solo, l’hanno detto anni fa …).

Basta solo ricordare alcuni episodi degli ultimi mesi, il silenzio omertoso e il giustificazionismo rampante. Sono solo un piccolo estratto. Il portale Isole nelle Rete, che alla denuncia della violenza fascista dedica un’apposito sito (http://isole.ecn.org/antifa/) segnala che ’tra gennaio 2005 e agosto 2008 si sono verificate almeno 312 aggressioni fasciste e 144 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo’ di cui ’97 attacchi a sedi di centri sociali/sedi militanti/ sedi di partiti/sindacati/ANPI, 118 aggressioni a compagni, militanti, antifascisti, frequentatori di centri sociali, 98 altre aggressioni (immigrati, omosessuali, testimoni di Geova, giornalisti, ragazzi), 144 atti vandalici nazifascisti/danneggiamenti/scritte e minacce personali dai quali vanno considerati a parte i 5 tentati omicidi solo nel 2005.

A tutti questi episodi vanno aggiunti gli abusi e le violenze da parte di ampi settori delle forze dell’ordine, fino a morti come quella di Rasman e Aldrovrandi. Eclatante rimarrà per sempre l’assassinio di Davide Cesare, Dax, attivista del centro sociale Orso. Quella sera i suoi amici, accorsi in ospedale alla notizia dell’accoltellamento, furono massacrati anche dentro gli ambulatori del pronto soccorso.

Tutti questi episodi, nell’indifferenza e nell’omertà di politici, giornalisti e tanti indifferenti, dimostrano che il fascismo di oggi affonda le radici nella stessa subcultura del ’primo’ fascismo. Il disprezzo per la democrazia, il pensiero unico illiberale dei Grandi Fratelli, dei giornalisti proni e delle televisioni permette alle violenze squadriste e poliziesche di esistere e continuare. Il guitto nazionale è fratello gemello del fez, le tv di regime del manganello.

Non possiamo non partire da Parma, dalla ragazza sbattuta in cella e lasciata tutta la notte sporca, piangente, terrorizzata, seminuda. Escludendo pochi echi, subito messi a tacere dalla cronaca estiva, nessuno si è sentito minimante scosso dalla foto. Nessuno si è permesso di domandarsi se c’era qualcosa che non andava, se quello è il modo di trattare, di violentare psicologicamente, una ragazza vittima e schiava degli appetiti economici dei suoi ’magnaccia’ e di quelli sessuali di padri di famiglia, imprenditori, uomini qualsiasi della Parma benestante e ipocrita.

A Termoli i vigili urbani fermano un commerciante ambulante migrante. Trovano i suoi documenti irregolari. Lo sfrattonano, lo spingono con forza in auto e lo picchiano. Prima di rimandarlo a casa lo costringono a firmare una dichiarazione scritta, affermando che è solo la dichiarazione che lui è uscito dalla caserma. Non è così. Il giorno dopo sui giornali il ragazzo scoprirà che i baldi rappresentanti dello Stato Italiano lo hanno costretto a firmare una dichiarazione dove nega le violenze subite quella notte. Solo il rapido intervento dell’avvocato del giovane, insieme all’indignazione di diverse persone testimoni del fatto (e che hanno filmato con i telefonini) ristabilirà la verità. Ma il giorno prima per la presenta smentita il principale quotidiano abruzzese aveva offerto la prima e la seconda pagina. Per il ristabilirsi della realtà si è scivolati molto all’interno…

A L’Aquila alcuni giovani attivisti anarchici chiedono invano per diverso tempo un luogo di aggregazione, un posto dove potersi riunire e incontrare. Tutto regolare e legale, tutto alla luce del sole. Sono stati costretti, alla fine, dopo diversi abusi della bucrocrazia, ad occupare uno stabile in piena periferia abbandonato e fatiscente. L’hanno rimesso a posto e risistemato, restituendogli un minimo di dignità edilizia. Improvvisamente ci si è accorti dell’esistenza di quello stabile e lo sgombero è stato immediato. Uno sgombero violento, un pestaggio inaudito con ossa rotte e persone trascinate per le scale. Negazione di ogni dignità e riconoscimento e ’tolleranza zero’ per chi la rivendica.

Il 5 settembre a mezzogiorno tre famiglie di rom si fermano in un piazzale a Bussolengo, in provincia di Verona. Vengono picchiati selvaggiamente e torturati. Questo uno stralcio della testimonianza di Cristian, raccolta dal settimanale Carta: “Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti […] Hanno subito tentato di ammanettare Angelo. Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando ‘non abbiamo fatto nulla’. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. ‘Stai zitta puttana’, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta ‘altrimenti l’ammazziamo di botte’ mi hanno riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti… Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto… Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: ‘Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo’. Ho implorato che si fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna ‘Devi dire, io sono una puttana’, cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte […] Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un’ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi. Uno dei carabinieri in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto ‘fammi un bocchino”.

Il giorno dopo a Vicenza la polizia carica violentemente due volte una manifestazione autorizzata dei ’No Dal Molin’. ‘Nella seconda’, denunciano gli attivisti, ‘alcune ragazze sono state prese a calci, altri ricevevano colpi di scudo, qualcuno è stato trascinato per i capelli. Gli occhi sfigurati da poliziotti, carabinieri e guardie di finanza e gli insulti: ‘Ti uccido! Sporco pacifista! Ti spacco la testa’. Il corteo quindi si rifugia nel giardino di una casa adiacente, ospitato dagli abitanti solidali.

 Arriviamo ad uno degli ultimi episodi delle ultime settimane: l’agguato a due ragazzi che stavano uscendo dal concerto in memoria di Renato Biagetti, ucciso nell’agosto 2006 dalle lame fasciste. A distanza di due anni la destra torna a colpire, convinta della propria impunità. Come al solito qualcuno ha cominciato ad affermare, come sempre in questi casi, che è stata una ’rissa tra balordi’ e che probabilmente saranno stati i comunisti a provocare. Si lasciano passare alcune settimane e, dose dopo dose,  questa drogata realtà viene inniettata. Capitò dopo l’assassinio di Renato, capitò dopo l’assalto al concerto della Banda Bassotti a Villa Ada, quando la polizia arrivò con immenso ritardo e cominciò ad arrestare i compagni pestati. Capitò qualche mese fa anche durante un volantinaggio intorno all’Università La Sapienza.

Cresciuti nell’indifferenza di molti e all’ombra dei politici della destra borghese, hanno potuto agire impunemente. Gli autodefiniti ’centri sociali di estrema destra’ sono diventati le basi di azioni squadristiche periodiche, di intimidazioni e assalti violenti. E dove non arrivano loro ci sono le ronde padane, i pestaggi di Stato come Termoli e L’Aquila, Vicenza e Bussolengo.

Fascismo criminale e fascismo di Stato.

 

19 settembre 2008

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.