Lettera aperta di un indegno a raccontare

Ora di pranzo. Televisore acceso, sintonizzato su un canale all news, giusto per il quarto d’ora di un pasto frugale e veloce. Nell’ordine Maria Elisabetta Casellati viene definita “Presidente della Repubblica”, l’alluvione nel Veneto è stata definita “delle scorse ore” e viene lanciato il collegamento con una manifestazione appena conclusa con le parole “deve ancora iniziare”. Stamattina gli “accadde oggi” di Facebook mi ripropone la bufala della “sposa bambina” di Padova di un anno fa, notizia smentita dalle forze dell’ordine ma che fu lanciata e rilanciata da vari quotidiani e testate online. Un quotidiano locale arrivò a negare, pur di non ammettere di aver scritto una menzogna bella e buona, l’ufficialità della smentita e a continuare con la solfa della “fonte qualificata” che l’aveva fornita. Intanto abbiamo un personaggio implicato in processi contro cupole politico-affaristiche che quasi ogni giorno sforna un editoriale sulla prima pagina di un quotidiano, un ex radiato che sulla prima pagina di un altro quotidiano sfoggia la bacchetta della moralità sull’universo mondo. E periodicamente abbiamo “verità addomesticate” per campagne pro mafiosi, ‘ndranghetisti e personaggi simili da parte di un’intero quotidiano, la “terra dei fuochi” che diventa una fake news, i cambiamenti climatici che sono stati derubricati alla “paura di un po’ di caldo”. E l’elenco potrebbe continuare. Tutte queste “espressioni” hanno un filo rosso che le unisce: provengono da persone iscritte all’Ordine dei Giornalisti, sono il frutto della professionalità e del lavoro di giornalisti.

Accanto a me da alcune settimane sono presenti alcuni fogli stampati. Mi capita a volte di rileggerli, di farci cadere l’occhio. E mi prende lo sconforto, l’amarezza. Lo confesso, anche la rabbia. Sono 5 fogli, il titolo è “Linee guida per la riforma dell’ordine dei giornalisti” e sono datati 16 ottobre 2018. La prima pagina e oltre è di altissimo livello, sottolinea valori e considerazioni che in altri tempi sarebbero stati definiti nobili. Dopo averli letti, e guardando intorno a noi il livello di precarietà, minacce, intimidazioni, difficoltà in cui chi ha coraggio e schiena dritta e non padrini, padroni e portafogli gonfi, l’attesa è altissima. Invece appare un solo provvedimento: la modifica dell’accesso alla professione.  La novità maggiore viene subito all’attenzione: senza laurea (e per il professionismo anche un master) non si canta messa.  Sono anni che i dati sull’abbandono universitario, e sull’impossibilità di accedere ad alti studi da parte di settori sociali sempre maggiori, aumentano inesorabilmente. Esattamente come quelli sull’avanzare della povertà assoluta e relative nel nostro Paese. Dire che, quindi, stiamo parlando di privilegi per pochi è lapalissiano. Proseguendo nella lettura ci si aspetterebbe almeno un cenno (in fin dei conti sarebbero solo linee guida, anche se per l’accesso alla professione propongono già il nuovo dettato dell’articolo di legge…) alle querele temerarie, alla precarietà di chi è costretto a barcamenarsi tra partite iva, articoli pagati anche 5 euro o meno, censure, editori che cercano di imporre cosa scrivere e cosa no e altre minacce alla libertà e all’indipendenza del cronista. No, non c’è nulla. Le linee guida non hanno considerato nulla di tutto questo degno di nota.

Perché sto scrivendo queste righe? Lo confesso, perché la cosa mi tocca anche sul personale. Non intendo scrivere esclusivamente di questo, anzi vorrei farlo meno del minimo necessario. Non credo possa interessare la mia sorte. Ed è giusto così. Ma è anche giusto che chi volesse imbattersi nel leggere è altrettanto giusto sappia che sono scritte da un indegno, da uno che d’ora in avanti non sarà considerato degno di scrivere e raccontare. Un sogno, anche se non lo si riesce a raggiungere e appare sempre più lontano, conforta e dona speranza, la forza di andare avanti se – fosse anche solo in astratto – un lumicino rimane acceso. Questo lumicino oggi non c’è più, si sta preparando a spegnersi per sempre. Per coloro che lo stanno spegnendo un’esperienza come quella de I Siciliani di Pippo Fava, probabilmente la più alta scuola di giornalismo mai esistita in Italia, non sarebbe stata degna di esistere. Perché attorno al Direttore si unirono ragazze e ragazzi, giovani e giovanissimi, uniti solo dal coraggio, dalla bramosia di verità, dall’ardore di voler parlare e cercare la giustizia. Alcuni erano anche troppo giovani per iniziarla l’Università, figuratevi seguire addirittura un master. E, molto probabilmente, neanche avevano le risorse economiche per farlo. Diversi di loro sono, poi, diventati giornalisti affermati, alcuni hanno conquistato i riflettori più diversi. Ma tutto è iniziato con la scuola di strada e di vita che furono I Siciliani.

Di suole consumate, strade attraversate, piazze e vicoli ascoltati, l’Italia è piena. Da nord a sud, quasi in ogni regione abbiamo persone con la schiena dritta che non si sono mai accontentati di verità costruite a tavolino. Ma cercano, chiedono, si interrogano, studiano la realtà, le trame, le vicende. Denunciano. E, per questo, pagano prezzi altissimi. Non hanno grandi redazioni che coprono le spalle, appaiono scomodi anche per le piccole testate locali. E consumano giorni e notti dietro a clientele, politicanti da 4 e 8 soldi, mafiosi, crimini, ingiustizie. Non vantano grandi titoli e non hanno sterminate ricchezze. Ma hanno esperienza e conoscenza più che utile per chi non si arrende a quel che Pasolini definì un “Paese sporco”, disonesto, idiota, ignorante e consumistico. Mi permetto di fare un esempio straordinario di questo. Mi perdonerà se lo cito. E’ una persona con cui negli anni spesso mi è capitato anche di discutere, litigare, non condividere qualcosa. Ma posso assicurare che mi ha insegnato, ed è da tanti un più che valido riferimento, dell’università frequentava conflittualmente e senza profitto ormai qualche lustro fa. Mi sto riferendo all’ambientalista pescarese Augusto De Sanctis, autore ormai forse di milioni di esposti, denunce, dossier, comunicati. Un ambientalista che si studia anche di notte e nei fine settimane documenti di ogni tipo, che va sul campo a tastare cosa succede con disastri ambientali di ogni tipo. Se c’è una persona che può raccontare e svolgere – riprendo dalle linee guida – una “libera attività intellettuale, finalizzata alla raccolta, al commento e all’elaborazione critica di notizie” è lui. Ma non è laureato. E il tempo che dedica all’impegno ambientalista dovrebbe come minimo ridursi notevolmente se dovesse dedicarsi a quel che, secondo le linee guida, è l’unica cosa degna di nota. La sua indipendenza e capacità di senso critico gli ha sempre impedito di allinearsi e mettersi a libro paga di qualche potente. Augusto non ha, per quel che so, mai espresso intenzione di diventare giornalista. Ma se volesse ormai non può più. Esattamente come non può un ragazzo che, arrivata all’età in cui ci si guarda intorno e si comincia ad indignarsi e ad avere il sacro fuoco dell’impegno civico, volesse donare il proprio contributo alla “forza essenziale della società”, “fatta di verità” per “realizzare giustizia e difendere la libertà” e quindi “impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”, s’impegna a evitare dolori umani e sofferenze, sopraffazioni. Se poi le vicissitudini della vita dovessero intervallarsi una dopo l’altra, avere familiari alle prese con gravi malattie, avere qualche acciacco fisico, essere costretto a barcamenarsi tra la disoccupazione, la precarietà e datori di lavoro di cooperative ed affini a dir poco border line, l’indegnità è marcata a fuoco. Nonostante tutto questo, e magari anche altro, cerchi di impegnarti nel sociale e nel mondo culturale, t’informi, cerchi di approfondire, conosci e frequenti le dinamiche politiche, sociali, del mondo del lavoro, della difesa del tuo territorio e dei diritti fondamentali, non cambia nulla.

Hai invece santi e sante in paradiso, qualcuno che ti raccomanda al direttore della testata locale che ormai deve copiare articoli altrui per campare, hai una famiglia che ti può coprire economicamente a vita. Perfetto. Non sai manco a quale evento stai andando, come si chiama chi organizza, non hai mai fatto un accesso agli atti e mai posto una domanda decente, ti dimentichi pure le frasi a metà, le concordanze e ogni volta che tocchi un tasto un dizionario si suicida. No, problem. Sfrutti come informatore una persona con gravi problemi economici e di salute, ma solo di piccoli episodi di cronaca tipo incidenti stradali e simili, fregandotene di ogni sofferenza, dolore, lutto. Non se ne accorgerà mai nessuno. 60 articoli in due anni li fai senza problemi (anzi, li doppi) perché al posto di informarti, approfondire, scavare nella società e denunciare, copi comunicati stampa e testi altrui, arrivando anche ad “articoli” di 4 righe. Le porte ti sono aperte. E tantissimi articoli sicuramente li fai se stai tutto il giorno davanti a facebook, pronto a pubblicare post e foto di altri. O al massimo, togliendo firme e intestazioni, a riportare senza modificare una virgola agenzie stampa, comunicati stampa e frutto del lavoro altrui. Basta rimanere oziosi davanti ad uno schermo. E, sia ben chiaro, non sto negando l’utilità della tecnologia e del web. Io stesso, quotidianamente vi attingo. Ma per documentarmi, approfondire, conoscere. Attività che possono richiedere anche giorni e settimane. E sono ben diversi dal pedissequo riproporre testi, video, foto di altri. E’ capitato, negli anni, persino all’indegno che sta scrivendo questo testo. Dopo l’inchiesta Re Mida del 2010 su rifiuti e inceneritori in Abruzzo, frasi di un comunicato da me scritti li trovai copiati per interi da un quotidiano nazionale. Così come due anni fa, dopo aver avuto notizia che una nave di rifiuti partita da Ortona era stata bloccata in un porto del Marocco, mi misi a cercare informazioni, dettagli, a contattare giornalisti veri, attivisti di associazioni e altri che potevano conoscere i fatti, per ricostruire tutta la vicenda. Posso affermare, senza timore di smentita, di essere stato l’unico a riportare per intero, e dettagliatamente, tutto quanto era accaduto. Ritrovai buona parte del mio articolo copiato da un “giornalista degno dell’albo dell’Ordine” che, a sua volta, fu copiato da un quotidiano cartaceo. Male, ma così male che parte della vicenda fu tagliata. E un’altra stravolta. Ma loro, appunto, sono degni, sono professionisti. Il sottoscritto è invece indegno.

Ho commesso sicuramente tanti errori, mi sono affidato a chi promise di farmi entrare. E, invece, non accadde. E non scendo nei dettagli, è stata una questione dolorosa che ancora oggi amareggia. Probabilmente è stato, almeno per lor signori, un errore non scegliere un rotocalco qualsiasi dove allinearmi, scrivere cazzate che non davano fastidio a nessuno, riportare veline e gossip.  E altri ancora, alcuni sicuramente reali, li ho commessi. Non li nego, non nego le mie imperfezioni, i miei difetti, i miei limiti. Sono tantissimi. E certo non pretendo di definirmi migliore di altri, di aver sempre scritto e operato bene. Anzi. Quando mi capita di rileggermi trovo sempre errori, orrori, imperfezioni, difetti. Ringrazio, e ringrazierò sempre, chi in questi anni mi ha permesso di esprimermi, scrivere, fare politica (nel senso vero e originale del termine) da mediattivista, da osservatore/narratore, chi ha accolto e accoglie le mie denunce, i miei dossier, i comunicati e tutti i tentativi di raccogliere, commentare ed elaborare criticamente quel che ci circonda. Sono tentativi disponibili, per esempio, su http://www.peacelink.it/abruzzo , Adista ( https://www.adista.it/ricerca?chiave=florio&metodo=uguale&sezione=tutti&date1=&date2= ) La Giustizia! ( http://www.lagiustizia.info/?s=florio http://heval.altervista.org/tag/giustizia/   ), http://popoffquotidiano.it/?s=florio ,

Q Code Magazine (https://www.qcodemag.it/archivio/?s=%22alessio+di+florio%22  ), http://www.isiciliani.it/?s=abruzzoHYPERLINK “http://www.isiciliani.it/?s=abruzzo&submit=Cerca”&HYPERLINK “http://www.isiciliani.it/?s=abruzzo&submit=Cerca”submit=Cerca#.WHOwRLnvVMy  http://www.isiciliani.it/?s=alessio+di+florioHYPERLINK “http://www.isiciliani.it/?s=alessio+di+florio&submit=Cerca”&HYPERLINK “http://www.isiciliani.it/?s=alessio+di+florio&submit=Cerca”submit=Cerca#.WHOwZbnvVMw  , Casablanca-storie dalle città di frontiera (https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb46.compressed https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb42 https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb37 https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb32 https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb30  https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb29 http://www.lesiciliane.org/casablanca-n-27   https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/casablanca_marzo_2012  https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/casablanca14  ), http://www.liberainformazione.org/abruzzo/  , http://www.terredifrontiera.info/author/alessio-di-florio/

Ognuno lo giudichi, se vuole, come preferisce. Ma comunque, nel ringraziare chi l’ha permesso, e continua a permetterlo (come per esempio La Giustizia! su cui a breve altri articoli usciranno, chiedo scusa invece a Chicco Elia per il contributo meno che saltuario a Q Code Magazine, idee ci sono da sviluppare, mancano tempo e forze, tanto per tornare a quanto si diceva prima sull’approfondire, studiare e conoscere), ripeto che vengono tutti da un indegno, da uno che – al contrario di certe starlette, copiatori seriali, pronisti, ballisti quotidiani e altri già citati – non è considerato degno. Finché ci sarà chi me lo permetterà, finché avrò forza di indignarmi e gridare dalla tastiera, fin quando riuscirò ancora ad aprire gli occhi e raccontarlo, continuerò a farlo. Il giorno in cui verrò preso per fame, in cui la salute e il fisico molleranno, in cui le disgrazie della vita mi fermeranno. O non ci sarà più nessuno a pensare che questo indegno possa scrivere, e l’articolo21 non basterà quindi più, cercherò di alimentare questa lista. La lista di un indegno.

alessio di florio

 

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.