In un giorno di pioggia
Luigino guardava fuori dalla finestra. Era triste perché non poteva uscire con gli amici per giocare. Fuori pioveva a dirotto e il cielo era grigio, quasi nero. Era così da giorni, e non sembrava volesse cambiare tanto presto. Sui vetri della finestra il ticchettio della pioggia era insistente, molto insistente. Papà era al lavoro e sarebbe tornato solo a tarda sera, la mamma era dalle amiche per un thé con pasticcini(pochi! perché ingrassano) e pettegolezzi(tantissimi!), il fratello era in palestra e non sarebbe tornato per cena. Il piccolo si sentiva solo in quella casa grande e vuota. “Gigetto ci sei? dove sei?” si sente flebilmente dall’altro lato della casa. “Oh no! il nonno si è svegliato – pensò Luigino – che palle! adesso devo sentirmi anche a lui! E non lo sopporto quando mi chiama Gigetto!”
Il battere del bastone annunciava l’arrivo di Nonno Andrea in salotto. “Cosa guardi fuori dalla finestra? E’ bello l’orizzonte, il paesaggio?” “Uffa! – rispose Luigino di controvoglia – è una palla totale! Piove da ore e non vuole smettere più! Se era bel tempo dovevo andare con gli amici alla pista da cross, invece niente … e con questo tempo chissà quando potremo andare … “. Il nonno si avvicina alla finestra e guarda fuori. “Vedi là Luigino? Quella foglia che si muove in modo strano? E’ la formichina Piccina che sta giocando allo scivolo, si sta divertendo un mondo! Va su e giù, risale e riscende. Laggiù, dove si alza la polvere rossa, c’è la casa della Signora Talpa che sicuramente sarù immersa nella buca da bagno. E tutta questa pioggia sembra noiosa e triste. Invece sono milioni, miliardi di gocce d’acqua. Corrono, saltano, cantano e festeggiano. Sono contente perché per loro è un giorno speciale: conosceranno i loro fidanzati. Presto le minuscole goccioline sposeranno i granelli di terra, e si devono preparare da adesso … Non possono arrivare impreparati al gran giorno! Guarda laggiù, immagina i frutti, immagina i fiori e pensa ai colori. Il giorno del matrimonio la natura sboccerà per partecipare alla festa e tutti potremo farlo!” Luigino con occhi sognanti restò incantato ad ascoltare il nonno parlare. E i due, nonno e nipote, si preser per mano e andarono insieme incontro ai segreti, alla magica vita della natura, in un giorno di pioggia. Luigino non se ne accorse ma, mentre il nonno piano parlava, le ore passavano. E dimenticò la pista da cross, la tv, la playstation e tutto il resto. “Su dai, adesso a letto! Hai visto che ore sono? Si è fatto tardissimo!” esclamò il nonno. “E’ vero – rispose ancora tutto sognante guardando l’orologio il piccolino – sono passate tantissime ore. Grazie nonno! Sei stato fantastico! Io vado a dormire, ma tu mi prometti che domani continuiamo, ti prego nonno raccontane altre”. Il nonno sorridendo annuì e Luigino andò a dormire felice. La notte dormì contento e sereno, sognando le goccioline d’acqua in abito bianco, talpe in accappatoio e tantissime altre cose. E’ bellissimo! pensò la mattina dopo appena alzato.
Cercava e aspettava cose mirabolanti, grandiose e maestose, convinto che se non lo fossero state non avessero senso. E invece aveva scoperto che le cose più belle sono anche le più semplici. Non serve aspettare chissà quali portenti, basta un poco di fantasia, un pizzico di magia e la meraviglia ci stupirà. Le più belle sono qui accanto a noi …
In riva al mare in cerca di poesia
Torno distrutto da un viaggio interminabile in treno. Prima di tornare a casa viro verso il mare, a salutare un vecchio amico finalmente di nuovo placido e ancor mio. Nel silenzio, nella tranquillità mi lascio andare alle sue dolci onde. Seduto sulla sua riva ascolto l’omerico cantore, accompagnato dalle note del Poeta, tornare a raccontare incredibili storie. E’ un’assolata giornata di settembre, di quelle che solitamente si chiaman “belle giornate”. Eppure il mare non è calmo come ti aspetteresti. Si agita, s’inquieta. Come l’animo umano… Mai fermo, mai tranquillo, sempre in movimento, vagabondo nel grande gioco della Vita. La profondità dell’azzurro e le aspre, ma dolci nel cuore, note ti fan sentire il peso del dolore e la leggerezza. Rivivi storie, vite passate e interroghi il futuro, quel che sarà e che nel presente bussa ma ancora non è (e temi che chissà se mai sarà). Scorre l’inquietudine dell’animo, compagno del cuore. Poi d’improvviso … un dettaglio, un minuscolo puntino nell’aere si avvicina. Lo lasci venire e assorto lo osservi. E un improvvisa dolcezza, come tenera carezza, ti avvolge. Ti senti vicina una bellezza stupenda, straordinaria.
Avrà forse ragione Arundhati Roy, la straordinaria scrittrice indiana, autrice del libro “Il dio delle piccole cose”? La divinità, questo insondabile mistero della Vita che “move il sole e l’altre stelle”, è forse qui? Non nell’immenso, nei mastodonti delle nostre civiltà e tecnologie, ma nelle piccole cose? Nelle note ispirate(ma da chi? appunto) poeta e nelle parole di un silenzioso cantore, nel volo di un piccino e nella brezza che accarezza viso e cuore?
Verrebbe da sussurrare “la risposta soffia nel vento” …
Sui folletti del “Piccolo Popolo”
http://www.irlandando.it/cultura/cultura-e-tradizioni/mitologia-celtica/piccolo-popolo/
http://www.bryonia.it/accessibile/guida-piccolo-popolo.php
http://www.mitiemisteri.it/fantasy/piccolo_popolo.html
http://www.altrarealta.com/index.php/folletti-descrizione-e-tipologia/
http://chupacabraforum.forumfree.it/?t=4572819
http://scuola.repubblica.it/puglia-foggia-icgrimaldi/2012/04/20/leggende/