Rotture di Vespa/5

Roma Today nei giorni scorsi ha pubblicato la notizia di “un ingente patrimonio – costituito da 15 immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro – nella disponibilità di un pregiudicato dei Castelli Romani abitualmente dedito a reati contro il patrimonio e allo spaccio di sostanze stupefacenti“. Tra gli immobili sequestrati una “lussuosa abitazione” a San Salvo Marina. La notizia ha avuto una bassa eco durante lo spazio di un giorno. Eccettuati i sacrosanti ringraziamenti alle Forze dell’Ordine e la rituale dichiarazione sul tribunale del Sindaco di Vasto nulla più. I Castelli Romani sono terra dei Casamonica ma anche di alcuni dei più attivi nelle cronache giudiziarie (dalla strategia della tensione fino a Mafia Capitale, passando per aggressioni, tentati attentati, truffe all’UE e altro) leader neofascisti, di ‘ndrangheta con (per esempio) la cosca dei Molé che a Rocca di Papa avevano in mano gli hotel, di affari sporchi nell’edilizia e di usura. Da questo sottobosco criminale qualcuno è partito per investire a San Salvo Marina. E non è il primo sequestro a San Salvo, così come in poco più di dieci anni altri sono avvenuti nella contigua Vasto. E altri ancora, dalla Marsica alla costa in tutto Abruzzo.

parlamento1994 E’ storia antica, come altre volte riportato una relazione parlamentare nel gennaio 1994 (pagine 86-87) segnalava investimenti “sospetti” sempre a Vasto e a Casalbordino. Qui ha “investito” persino Sandokan Schiavone.  La recente operazione anti terrorismo nel teramano è partita ed è stata incentrata soprattutto su reati da “colletti bianchi”, evasione fiscale e riciclaggio. E l’elenco potrebbe essere ancora lunghissimo. Undici anni fa una multinazionale petrolifera definì l’Abruzzo una “regione camomilla” con bassi costi di penetrazione. Per le mafie e i colletti bianchi, nel traffico dei rifiuti o di droga di droga fino al riciclaggio di capitali sporchi, negli ultimi vent’anni i bassi “costi” sono stati così bassi da tendere allo zero. L’Abruzzo ha esportato, mantenendovi però ben saldi legami di clan e di sangue qui, alcuni tra i principali protagonisti di “Mafia Capitale”. A partire dai Casamonica. Ma nel contempo è sempre stata “accogliente” ponendosi come culla e lavatrice di ogni possibile capitale e affare sporco. Non è una delle regioni considerate a “tradizionali” presenze mafiose. E’ la placida e camomilla Abruzzo dove tutto si ovatta, si aggiusta, si cheta, dove cordate, clientele, capibastone, foraggianti e foraggiati, hanno creato un micro clima regno di TINA, there is no alternative. E allora se davanti a tutto si tace, se tutto è considerato normale, la lavatrice arriva in automatico. Le tante inchieste degli ultimi vent’anni, le trame e raggiri, i criminali affari di trafficanti di morte e della schiavitù sessuale (ma non solo), che più o meno periodicamente emergono pongono davanti ad un bivio. Undici anni fa alla citata multinazionale quella definizione dell’Abruzzo andò di traverso. Dubito addirittura che esista ancora. E allora si creò una delle più grandi resistenze della storia dell’ambientalismo e dell’impegno civico e sociale d’Italia.

 

SianiVespa

 

 

Il 20 settembre è il compleanno di Giancarlo Siani, il 23 l’anniversario del suo assassinio, il 27 il primo della morte di Peppe Vespa, storico giornalista indipendente aquilano. Dal 20 al 27 settembre ogni giorno verrà riportata qui una notizia sottaciuta, sottovalutata, che non ha provocato la sacrosanta netta indignazione, che non ha avuto a dovere lo sguardo come doveva. Quello sguardo che Peppe Vespa e Giancarlo Siani hanno avuto.

“i giornalisti giornalisti portano i notizie, i scup e chill è rottur e cazz e fann mal assai…”

e’ rottur e cazz, parafrasando Danilo Dolci, fanno seminare domande e quando maturano pretendono che germinino risposte.

le rotture ‘e cazzo riempiono le giornate di dubbi, incertezze, ansie, amarezze, fann viv nu schif e sentire ogni giorno inadeguato, non all’altezza, tolgono gioie, felicità, quelle piccole e grandi cose che allietano l’esistenza e ti fanno vivere una vita normale, senza patemi, col cuore che nin zi scarc’ tutt li sand mument … ma quando sei nato come lo scorpione della favola di Esopo, com cazz si fà a cambiare? E la stanchezza alla fine ti esaurisce, implori una Sant’Elena anche in comproprietà, ma non ce la si farà mai …

Ma nonostante tutto, nonostante quel che ci circonda, nonostante la vita ogni giorno invita a fare gli impiegati come dice Sasà in questo estratto di Fortapasc, l’augurio più bello è per noi che stiamo ancora qua. Come disse sul letto d’ospedale poco prima di morire Roberto Mancini, non amalgamarci perché non è finito nu cazz…

 

 

 

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.