Rotture di Vespa/6

drughi7 Martedì scorso è iniziata la Champions League, tra le prime partite Atletico-Juventus. Sul campo un buon pareggio, una vittoria sfiorata, per la “Signora”. Ma pochi metri più su, qualunque cosa fosse successo in campo, lo sport aveva già perso molto prima del fischio d’inizio: curva sud in protesta dopo gli arresti del giorno prima. Quella curva dove, come documentato da Report e altri, negli anni si è pesantemente infiltrata la ‘ndrangheta. L’inchiesta della settimana scorsa è solo l’ultima sulle trame criminali che vivono e si accrescono all’ombra del “tifo”.L’anno scorso per l’inchiesta “Signora Alleanza” il collaboratore di Report Federico Ruffo subì svariate minacce e un tentato attentato sotto casa.

Fare pulizia di quel che, finendo anche nei report dell’Antimafia, sta crescendo nelle curve da troppi anni dovrebbe essere una sacrosanta difesa dello sport. E invece abbiamo visto striscioni come quelli dell’immagine di questo post. E proteste, incredibilmente “raccontate” come fossero una cosa “normale”, con naturalezza e scioltezza. La mente è tornata indietro a poco meno di un anno fa, quando uno dei condannati al processo Aemilia si barricò nell’ufficio postale di Pieve Modolena, in provincia di Reggio Emilia. E qualcuno addirittura arrivò a raccontare di un gesto dettato dall’esasperazione e dalla disperazione per la condanna ricevuta. Manco stessimo parlando di un incidente, di una disgrazia. Ma Aemilia è troppo scomodo per tanti, non è certo un caso se di un certo ex senatore ed ex ministro – a cui tanto spazio è stato dato negli anni per le sue posizioni incommentabili sulla strage di Ustica o di Bologna, su Stefano Cucchi o tanto altro – ora che ci sarebbe veramente da raccontare, muti http://www.19luglio1992.com/la-legge-e-uguale-per-tutti/

L’inchiesta che ha portato all’arresto di dodici capi ultrà della Juventus, come noto, ha coinvolto anche l’Abruzzo. Su come questa regione sia presente in tutte le maggiori trame, riciclaggi, intrecci, sodalizi criminali e mafiosi d’Italia, già si è commentato nelle precedenti puntate di questa mini serie. Nulla c’è da aggiungere. E’ l’inchiesta della settimana scorsa la seconda volta in poche settimane che gruppi delle curve abruzzesi sono coinvolte in fatti di cronaca. Anche da Chieti un gruppo è partito per rendere omaggio a Fabrizio Piscitelli, ucciso in un agguato lo scorso agosto e protagonista con la sua “batteria” della mappa del “Mondo di mezzo” romano. Su Diabolik, sulla sconfitta civile che gli omaggi hanno rappresentato – dai giorni del funerale con la sfida alle forze dell’ordine presenti fino al derby condito da insulti antisemiti, richiami al ventennio più nero della storia d’Italia e Mafia Capitale – già tanto hanno scritto giornalisti come Nello Trocchia, Paolo Borrometi e Paolo Berizzi. E come detto era presente anche una delegazione teatina. Quello stesso mondo ultras (che si presenta apolitico e apartitico ma l’unica volta che si è attivata oltre lo stadio è stato insieme ad uno dei principali gruppi neofascisti italici, gli stessi coinvolti in tanti fatti di cronaca violenti e con esponenti vicini agli Spada e a personaggi del “mondo di mezzo”) dove, come di recente evidenziato da un’inchiesta della magistratura, la curva e il mondo del (presunto) tifo sportivo nascondeva un grosso giro di droga. E anche qui, come per Piscitelli, come per gli arresti partiti da Torino, stessa narrazione vittimistica, contro i cattivi che avrebbero represso la passione e i “fratelli”. No, non è mai una questione di “mele marce” e “tifo buono”. Striscioni, post sui social, proteste dentro e fuori lo stadio lo documentano. C’è un impasto di violenza e criminalità che ha preso piede nelle curve, che vi vive e prospera, che si è reso egemone per il quale il “tifo” è solo il trampolino, la coltre che ricopre.  Saverio Ferrari, il già citato Paolo Berizzi e altri – compresi documenti ufficiali dell’Antimafia – stanno lì a documentarlo da anni. Ma è troppo comodo per molti, anche tra le anime belle di un certo antifascismo di maniera, far finta di nulla. Continuare a cullarsi in romanzi che esistono solo nelle loro romantiche visioni, nelle loro tiepide case e nella strumentalizzazione di tutto e tutti in quest’Italia già perfettamente descritta decenni fa da Pasolini. Senza tornare agli anni scorsi, prima di Piscitelli e degli arresti nella curva bianconera e teatina, un altro precedente già c’è stato nell’estate scorsa. Quando un giornalista è stato bersagliato di minacce e insulti per un articolo su “tensioni” all’interno dello spogliatorio giallorosso. Minacce e insulti partiti non dal nulla ma – come denunciato da Articolo21 – da determinati e ben conosciuti ambienti del “tifo” e da radio dove quotidianamente vengono aizzati gli ultra e la loro “passione”, dove dietro la narrazione sportiva si nasconde un coacervo di intolleranza, incitamento alla violenza, disprezzo e la brodaglia nera.

Una sveglia potente nelle scorse ore è arrivata, per chi vuole farlo, da un rapporto dell’Europol. Come riportato da Il Fatto Quotidiano online un rapporto confidenziale segnala che “il numero di arresti legati al terrorismo di estrema destra che negli ultimi anni è più che triplicato” e il “crescente interesse dei gruppi organizzati per armi ed esplosivi”. Il rapporto cita alcuni dei gruppi neonazisti e neofascisti più diffusi in Europa. Tra cui Blood & Honour, a Varese capeggiato da “Daniele Belardinelli, l’ultras ucciso il 26 dicembre 2018 durante gli scontri prima di un Inter-Napoli”. In un articolo del 18 marzo di quest’anno sempre Il Fatto Quotidiano online sottolineava che Blood&Honour è un “gruppo di estrema destra che ha scelto come proprio nome la traduzione in inglese del motto dalla Gioventù hitleriana. Sangue e onore, appunto“.

SianiVespa

Il 20 settembre è il compleanno di Giancarlo Siani, il 23 l’anniversario del suo assassinio, il 27 il primo della morte di Peppe Vespa, storico giornalista indipendente aquilano. Dal 20 al 27 settembre ogni giorno verrà riportata qui una notizia sottaciuta, sottovalutata, che non ha provocato la sacrosanta netta indignazione, che non ha avuto a dovere lo sguardo come doveva. Quello sguardo che Peppe Vespa e Giancarlo Siani hanno avuto.

“i giornalisti giornalisti portano i notizie, i scup e chill è rottur e cazz e fann mal assai…”

e’ rottur e cazz, parafrasando Danilo Dolci, fanno seminare domande e quando maturano pretendono che germinino risposte.

le rotture ‘e cazzo riempiono le giornate di dubbi, incertezze, ansie, amarezze, fann viv nu schif e sentire ogni giorno inadeguato, non all’altezza, tolgono gioie, felicità, quelle piccole e grandi cose che allietano l’esistenza e ti fanno vivere una vita normale, senza patemi, col cuore che nin zi scarc’ tutt li sand mument … ma quando sei nato come lo scorpione della favola di Esopo, com cazz si fà a cambiare? E la stanchezza alla fine ti esaurisce, implori una Sant’Elena anche in comproprietà, ma non ce la si farà mai …

Ma nonostante tutto, nonostante quel che ci circonda, nonostante la vita ogni giorno invita a fare gli impiegati come dice Sasà in questo estratto di Fortapasc, l’augurio più bello è per noi che stiamo ancora qua. Come disse sul letto d’ospedale poco prima di morire Roberto Mancini, non amalgamarci perché non è finito nu cazz…

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.