Salvataggi nel Mediterraneo. Restiamo umani e non amalgamiamoci all’ingiustizia

“La premessa è essenziale” cantano da alcuni anni i Nomadi. E, mai come in quest’occasione, le premesse sono importanti e decisive. Prima di entrare nel merito della vicenda Ong, salvataggi in mare, migranti e inchieste della magistratura almeno due sono più che essenziali. La situazione muta da un giorno all’altro, quello che scriviamo oggi domani potrebbe già essere stato abbondantemente superato. E di certezze, col passare dei giorni, ce ne sono sempre meno. Quindi, al momento in cui si andrà a leggere quest’articolo, se qualcosa appare non aggiornato non se ne abbia con il povero cronista. Basti pensare, tanto per fare un esempio, a come viene disegnata “Save the Children”: dopo le prime dichiarazioni di Zuccaro accuse e insulti sui social come se piovesse per la presenza del figlio di De Benedetti nel consiglio di amministrazione, dopo l’inchiesta di Trapani e la firma del “Codice di condotta” è improvvisamente diventata “buona” e nei giorni scorsi è tornata “cattiva” e addirittura anche su di lei (secondo alcuni organi di stampa) ci sarebbero inchieste.

 

ANCHE SE PRENDONO PER BUONE LE VERITA’ DELLE TELEVISIONI NON SONO ASSOLTI E SONO LO STESSO COINVOLTI …

La seconda è, nella sua semplicità, banale. Ed è la norma nell’Italia delle lobby, dei potentati, di trame e manovre. Da una parte c’è la realtà dei fatti. E dall’altra c’è la narrazione mediatico-politica interessata. E la seconda con la prima non c’entra niente. Al di là della propaganda interessata, delle manovre di palazzi e partiti, non esiste nulla contro l’invasione (che non c’è), nulla contro piani di sostituzione etnica e destabilizzazione dell’Europa (menzogne paragonabili nella storia solo ai nazisti “protocolli dei savi di sion”), nulla contro organizzazioni umanitarie  che nasconderebbero centrali organizzate del traffico di migranti. Uno dei pilastri della campagna anti-Ong è l’accusa di scarsa trasparenza dei bilanci, che non si saprebbe chi le finanzia. Ma, anche per chi non conosce minimamente il settore (e in questi mesi sono tanti che hanno parlato stando in questa condizione …), sarebbero bastati pochi click su un motore di ricerca (o persino su Wikipedia) per scoprire che le Ong attive in Italia sono disciplinate dalla legge 38/1979 e dalla 49/1987. Ma per gli scribacchini e i megafoni abituati alle veline, a rimanere accucciati sotto il padrone, ad avere come uniche verità quel che fa comodo ai loro pupari, è uno sforzo di cui non si concepisce neanche l’esistenza. Le due leggi prevedono un elenco di tutte le organizzazioni tenuto da apposita agenzia statale, sottoposta a controllo e indirizzo del Ministero degli Esteri, e che le organizzazioni “accettino controlli periodici all’uopo stabiliti dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo anche ai fini del mantenimento della qualifica” e “presentino i bilanci analitici relativi all’ultimo triennio e documentino la tenuta della contabilità” (articolo 28 della legge 49/1987, “Riconoscimento di idoneità delle organizzazioni non governative”). I bilanci si rintracciano persino sui rispettivi siti web. Dove sarebbe quindi questa scarsa trasparenza e questa non conoscenza delle fonti di finanziamento?

Ma sull’immigrazione, in fin dei conti, è così da oltre vent’anni. In questi ultimi mesi siamo soltanto all’ultimo stadio di quella guerra contro cui ci metteva in guardia già nel 2001 Dino Frisullo (“Siamo in guerra. Ve ne siete accorti?”, 19.10.2001). Le leggi italiane sull’immigrazione sono vent’anni che sono animate da spirito repressivo, alzano muri ovunque alle frontiere e respingono. Muri, respingimenti e repressioni che alimentano degrado, criminalità e sfruttamento. L’ultima di una lunghissima serie di denunce sui centri in Campania di Fanpage.it, firmata da Antonio Musella, è del 10 Agosto. Antonello Mangano su TerreLibere.org il 19 luglio documentò i centri diventati “serbatoi di nuovi schiavi”. Lungo è l’elenco delle denunce che hanno dimostrato come nel CARA di Mineo contesti “spesso invivibili e lesivi della dignità umana” (citazione testuale della relazione sulla struttura di commissione parlamentare d’inchiesta) e ci sono caporali che scaricano “i costi della crisi agrumicola supersfruttando in nero i migranti (circa 15 euro per 9/10 ore ) e clienti che a basso prezzo godono delle prestazioni sessuali delle donne migranti, indotte dall’indigenza a prostituirsi”. Il documentario Schiavi nel 2011 dimostrò come l’Emergenza NordAfrica arrivò ad alimentare persino il caporalato. E, tornando a ritroso, sterminato è l’elenco di abusi, violenze, sfruttamento, migranti costretti in lager o comunque in luoghi disumani e terribili. Le responsabilità di tutto questo non sono su Marte. O sulla Luna. Le leggi sull’immigrazione non sono state scritte da nebulosi Mister X ma da determinati esponenti dei partiti politici al governo negli ultimi vent’anni. Partiti che, perso (almeno attualmente) il potere,  aizzano anche contro le loro stesse leggi. Gli stessi partiti che omaggiavano, in un unisono coro bipartisan che andava dall’attuale PD (allora con altri nomi) alla destra fino ad arrivare al direttore della Banca d’Italia, don Cesare Lodeserto e il suo Cpt. Quando ormai divenne impossibile nascondere la realtà del Regina Pacis e Lodeserto fu arrestato, il coro si scatenò in sua difesa. Un quotidiano della destra anti-migranti italico – lo stesso, tanto per capire la portata degli intrecci, che fu citata nell’inchiesta sulla fasciomafia (copyright procura di Roma) “Terra di Mezzo” perché si fece dettare i contenuti di alcuni articoli – arrivò a paragonarlo a San Francesco.

LE INCHIESTE UFFICIALMENTE APERTE

Tornando all’attualità, due sono le inchieste di cui ufficialmente si ha notizia in questo momento. Una sull’attività di don Mussie Zerai e l’altra sulla nave Iuventa. Al prelato fuggito dalla dittatura eritrea verrebbe contestato il comportamento tenuto dopo aver ricevuto alcune segnalazioni di barconi. Come lui stesso ha raccontato, ad ogni telefonata che riceve contatta immediatamente la Guardia Costiera (a cui poi, come da loro stessi richiesti, subito dopo invia anche un’email) e – seguendo le loro disposizioni – attivisti delle Ong. L’inchiesta sarebbe su “presunte pressioni” che don Zerai avrebbe fatto ad autorità italiane. In mancanza di ulteriori riscontri l’unica ipotesi formulabile è che potrebbe, in alcuni casi, aver insistito con veemenza perché venisse salvato un barcone alla deriva? Si è accalorato particolarmente per le sorti di naufraghi?

Nel caso della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet sono tre gli episodi nel mirino della Procura di Trapani.  Il 10 settembre del 2016 140 migranti vengono prelevati nelle acque libiche dalla Iuventa, i cui scafisti, due trafficanti, tornano a terra.  Il 18 giugno scorso membri dell’equipaggio della Iuventa. Una delle tre è stata riutilizzata 8 giorni dopo. Sempre il 18 giugno scorso trafficanti e membri dell’equipaggio della Iuventa si incontravano in acque internazionali. Successivamente le due delegazioni rientravano a bordo delle rispettive imbarcazioni e dopo un po’ si materializzava una imbarcazione con migranti. Decisiva per l’inchiesta la collaborazione di due operatori dell’agenzia  sicurezza Imi Security Service e di un “agente di copertura” sulla nave Vos Hestia di Save The Children. Nelle intercettazioni rese note dalla Procura di Trapani in una conversazione due operatori si starebbero coordinando per non far fotografare i presunti scafisti, così da non collaborare con inchieste giudiziarie. Il pm Tarondo della Procura di Trapani ha sottolineato che l’inchiesta non coinvolge minimamente l’organizzazione, che non c’è nessuna prova di rapporti tra la Jugend Rettet e i trafficanti libici e che gli operatori coinvolti è sua “personale convinzione” siano stati ispirati da “motivi umanitari”. Nessuna volontà quindi di partecipare alla criminale tratta dei migranti e di trarne profitto.  Nella vicenda s’inseriscono considerazioni di altra natura sul comportamento tenuto da operatori della Jugend Rettet in alcuni casi. il presidente della “Rainbow for Africa” Paolo Narcisi ha reso noto che la collaborazione tra le due organizzazioni si è interrotta dopo alcune discussioni e non condivisione di alcuni comportamenti. Secondo Narcisi gli attivisti della sua associazione non hanno mai notato “personaggi strani” ma, in alcuni casi, ci sarebbero stati comportamenti avventati. E non c’era volontà, anche quando sarebbe potuto essere utile, di collaborare con altri soggetti operanti nelle attività di salvataggio.

Come finiranno le vicende penali non possiamo stabilirlo, ovviamente, noi adesso. In passato “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” è stata l’accusa rivolta anche a pescatori di Lampedusa e dintorni che soccorsero barche alla deriva, seguendo la “legge del mare” che chiunque solca le onde conosce e che obbliga a soccorrere chiunque è in pericolo di vita. Così come accadde alla Cap Anamur nel 2004. I cui responsabili furono poi totalmente assolti nel 2009. Le responsabilità penali, se realmente ci sono, saranno accertate. E sono diversi i punti su cui è doveroso riflettere. Secondo il presidente della CEI Bassetti, in un articolata riflessione che contiene diversi aspetti completamente taciuti dai grandi mass media (dal “qualora si presentino circostanze di immediato pericolo di vita, va fatto tutto il possibile perché i migranti siano soccorsi e salvati. La vita è sacra e va difesa in ogni frangente” all’invocazione della creazione di “corridoi umanitari” per esempio) è necessario non correre il rischio “neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità, di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. Un rischio che può essere inteso come il non donare nuova benzina al fuoco dell’intolleranza, della xenofobia, di chi vorrebbe respingere senza minimamente interessarsi della vita e della dignità umana. Ma anche nel dovere sociale e civile di combattere ad ogni livello, sempre e comunque, senza se e senza ma, a combattere il traffico criminale e stroncare le organizzazioni che vi prosperano sopra. Sarebbe un’importantissima lezione che il compianto Dino Frisullo ci consegnò già vent’anni fa. Denunciando e documentando la criminale tragedia del Natale 1996, Dino in due articoli pubblicati su Narcomafie nel settembre successivo non solo ricostruì l’odissea della Yohan ma anche la holding degli schiavisti lungo tutto il Mediterraneo. Le intercettazioni sulla Iuventa, che documenterebbero una volontà di nascondere presunti scafisti, può suscitare perplessità. Lo confesso, all’autore di quest’articolo ne ha suscitate tante. Insieme ad una discreta dose di amarezza. Ma, se lo stesso procuratore di Trapani di fatto ha assolto l’organizzazione e ha fatto riferimento a “motivi umanitari”, come si può da qui partire per criminalizzare tutto il mondo delle Ong e arrivare all’inaccettabile equazione solidarietà=complicità con trafficanti senza scrupoli? Solo la propaganda e la volontà di pescare nel torbido, senza servire giustizia e legalità democratica possono … Quotidianamente le cronache ci consegnano notizie di politici, esponenti istituzionali, imprenditori coinvolti in attività criminali e mafiose. Ma nessuno si sognerebbe mai di affermare che bisogna reprimere l’imprenditoria, che costruire case per esempio sia un’attività criminale a prescindere. Come ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano Cecilia Strada “se ci sono comportamenti poco puliti” vanno chiariti. Ma una macchina del fango generalizzata è ingiusta e inaccettabile. A Maggio la Commissione Difesa del Senato ha “assolto” le navi impegnate dal salvataggio in mare dalle accuse formulate da alcuni esponenti politici. L’espressione “taxi del mare”, forgiata da Luigi Di Maio e che da mesi sta scatenando parte della stampa e i social network, non esiste in nessuna pagina del rapporto “Risk Analysis 2017”, pubblicato il 15 febbraio scorso. Il 4 maggio scorso anche l’agenzia Frontex ha smentito di aver accusato le organizzazioni non governative di collusione con i trafficanti. E alcune delle storiche organizzazioni non governative attive in Italia sono da anni tra le poche voci che denunciano quel che accade sulla sponda sud del Mediterraneo, le torture, le violenze, gli abusi, i crimini più disumani possibili che vengono perpetrati nel deserto, nei lager libici e altrove.

SILENZI E COMPLICITA’ (REALI!) DI FRONTE A INGIUSTIZIE E MASSOMAFIE

E qua veniamo ad un punto più che centrale della situazione. Cecilia Sarti Strada a Il Fatto Quotidiano fece riferimento ad eventuali “comportamenti poco puliti”. Ma, nella storia della cooperazione italiana, possiamo andare anche oltre. I decenni ci consegnano pagine nauseanti e vergognose. Pagine criminali. E cosa nota almeno dai tempi delle inchieste di Alex Zanotelli su Nigrizia e dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ma chi fece pressione sul Vaticano contro il missionario comboniano? Chi scrisse e votò la “relazione di maggioranza della commissione parlamentare” secondo lui la giornalista del Tg3 fu uccisa in una rapina finita male? Chi si è accordato, in questo Paese (e non solo), con ecomafie e criminalità ambientali di ogni tipo, colletti bianchi, imprenditori criminali, massomafiosi? Chi ha piegato le finanze pubbliche e le Istituzioni di ogni livello a interessi privati e/o criminali? Chi convive e si allea quotidianamente con le peggiori entità criminali di questo Paese? Chi fa affari con personaggi come Erdogan, Al Sisi e vende armi ai peggiori dittatori del Pianeta? Senza dimenticarsi le armi fornite alle milizie in Siria da cui poi è nato anche l’ISIS, in un periodo in cui anche gran parte della stampa esaltava coloro che da Europa e USA partivano per la Siria per imbracciare le armi al loro fianco, e ad altrettante milizie libiche nel 2011 che, in quest’ultimo caso, erano armi “di fabbricazione sovietica sequestrate al trafficante Zhukov e detenute per anni nelle riservette dell’isola sarda della Maddalena” che una “una sentenza del Tribunale di Torino del 2006 mai resa operativa” prevedeva dovessero essere distrutte, come rivelò Giorgio Beretta dell’Osservatorio OPAL di Brescia. Un invio su cui il governo Berlusconi pose il segreto di Stato. Chi, dimenticandosene quando non gli è funzionale, è sempre garantista con potenti e amici? L’estate 2017 sarà consegnata agli annali come l’estate “anti-Ong” ma anche quella delle campagna a favore di Contrada, Dell’Utri, Cosentino e Caridi. Tra i capisaldi della propaganda delle destre c’è il refrain sull’invasione (ma la realtà delle cifre consegna ben altra realtà …) pianificata per chissà quali oscuri interessi. A chi servirebbero i migranti che arrivano? La loro risposta è che servirebbe per avere nuovi schiavi e porli contro gli italiani. Peccato che, da Rosarno a Nardò, i migranti schiavizzati sono tra i protagonisti di alcune delle più grandi rivolte contro sfruttamento e mafie in Italia degli ultimi decenni. E, per esempio, il sacrificio di Abdesellem a Piacenza dimostra che la lotta è unica, di tutti, che chi minaccia, sfrutta, avvelena, assassina è comune. E non sentiamo mai da lor signori le domande “a chi giova bombardare? A chi giova massacrare lo stato sociale mentre le spese militari aumentano e si insiste nell’acquisto degli F-35? A chi serve fare guerre e vendere armi a Stati come Yemen ed Egitto? A chi è utile portare avanti un modello sviluppista, estrattivista e industrialista che depreda e devasta, avvelena e assassina nel Nord come nel Sud del Mondo e favorisce i cambiamenti climatici? A chi serve negare i cambiamenti climatici, che ogni anno uccidono e stanno diventando tra le principali cause di migrazioni al mondo? A chi serve sfruttare anche minorenni nelle miniere congolesi? A chi è utile un mondo dove le diseguaglianze economiche e sociali aumentano sempre più, con sempre meno ricchi ogni giorno più ricchi e milioni di persone sempre più impoverite, che muoiono a milioni di fame, impossibilitati a qualsiasi possibilità di sostentamento e di accesso a farmaci e assistenza medica?” Tutto mentre il “padroni a casa nostra” si estende più che volentieri agli extracomunitari che hanno devastato Quirra e la Sardegna, che ci fanno convivere con decine di testate atomiche e ci vogliono anche regalare il MUOS …

Alessio Di Florio

 

 Pubblicato su http://www.lagiustizia.info ma non più presente dopo la ristrutturazione del sito

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.