Pier Paolo Pasolini con queste parole si riferiva all’Italia del suo tempo, all’orizzonte nazionale che vedeva davanti a sé. Ma valgono ancora oggi. Ancor di più, probabilmente, per le “piccole città bastardo posto” (parafrasando Guccini), quella provincia dove conformismo, perbenismo, ipocrisia, servilismo a buon mercato, clientelismo, arrivismo, menzogna e tanto altro, dominano quotidianamente. Ed è colpa grave non appartenere ad un potentato, piccolo o grande, reale o anche solo apparente (e che sono i peggiori, e più riveriti e serviti … perché si è così servi nell’animo da costruirsi un padrone quando non c’è). Si sta chiudendo l’anno 2015 ma il Medio Evo, a dispetto dei libri di storia, non è mai finito.
L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
(Pier Paolo Pasolini. Vie Nuove n. 36, 6 settembre 1962)