Se il libro dei sogni così vien chiamato un motivo c’è. La parola sogno pare venga dal termine latino col quale s’indicava il sonno. E quindi non appartiene al libro della realtà, delle giornate, di quel che incontriamo quotidianamente. Appare scontato, ma non sempre si riesce ad arrendersi. La distanza tra i sogni e quel che viviamo è immensa, ed ogni giorno l’esistenza lo ricorda strappandoci nuove pagine del libro dei sogni. Ed è doloroso, frustrante, dilaniante continuare a cercare quelle pagine, ostinarsi a sfogliarle, rimanerci attaccate, non arrenderci al vento. Comporta sudore, lacrime come grandinasse, sofferenza. Eppure non si riesce ad allontanarle, a smettere di sfogliarle, volerle, crederci. Tornando al mio caro amato Alex si arriva a vivere “in un tale incrocio di dolori” che non si riesce più a vivere, appaiono “troppe le attese frustrate e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le incomprensioni che nascono e segnano, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che il cuore brama e ciò che si riesce a compiere“. Si vorrebbe guardare sempre in alto, ma il peso della convivenza umana, avvelenata dalla mancanza di umanità, schiaccia al ribasso. Ci sono giorni che fanno sentire tutto il loro peso. Un peso enorme, che schiaccia, di illusioni tradite, di incomprensioni, di violenza e di cuori in lacrime. Quanto è grande la differenza tra quel che è e quel che vorremmo. Eppure non si riesce a staccarsi da quel libro, da quel doloroso – ma che appare indispensabile – sfogliare. I sogni muoiono all’alba, lasciandoci più soli e tristi che mai. Eppure l’interruttore per smettere di sognare non lo si trova. Perché, alfine, si vuol sempre tenere accesa la fiammella della speranza anche quando si sa, e si vive, un camino che non c’è. E’ una lotta apparentemente senza senso, ma che si combatte. Anche se fa male, anche se prende a schiaffi ogni dì, senza – parafrasando il maestro Pippo – “a che serve vivere”?
“E il cuore, divorato dall’amore, andò a far capriole fra le stelle” (cit.)
“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò” (La Donna Cannone, De Gregori)
“Io sono solo un povero cadetto di guascogna però non la sopporto la gente che non sogna” (Don Chisciotte, Guccini)