Annotazioni sparse sulla gestione delle nostre coste e sul dramma dell’erosione a Casalbordino

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Sarei voluto tornare sul comunicato (http://www.primadanoi.it/news/abruzzo/577231/wwf-contro-lerosione-basta-butatre-soldi-e-sabbia-a-mare-non-serve.html ) dei giorni scorsi del WWF Zona Frentana e Costa Teatina (al quale ho dato il mio contributo nella stesura) sull’erosione della costa, e sui progetti (non) risolutivi di questi anni, con calma nei prossimi giorni. Cercando il tempo di articolare e meglio precisare quanto sul tavolo. Ma alcune interpretazioni e forzature a dir poco fantasiose nelle quali, purtroppo, ho avuto la sventura di imbattermi mi costringono a non rimanere più in attesa. Giancarlo Siani divise la categoria alla quale non fece in tempo ad appartenere in due gruppi: i giornalisti giornalisti e i giornalisti impiegati. I secondi si distinguevano, e distinguono ancora oggi, dai primi perché non studiano, non pongono domande, non riflettono e non analizzano nulla. Ripetono a pappagallo quello che gli conviene, cercano tanto di non dare mai fastidio in alto quanto invece di essere sprezzanti e ostili a chi non appartiene a cordate di peso. L’impiegato meno sa e più parla e scrive. Ci sarebbe tanto da riflettere sul perché e come la plastica rappresentazione di questa vil razza dannata (mi perdoni il sommo Verdi per averlo citato) quotidianamente ci propini le sue impiegatizie, oscene, ottuse opere. E come e perché, lei e la sua perfetta fotocopia riprodotta, continui ad ammorbarci, trovando sempre porte e portoni aperti e spalancati, intoccabile, nonostante da oltre 6 lustri si porti dietro la fama (perfettamente meritata) di essere sinonimo di balle, ottusità, interpretazioni fantasiose della realtà. Se non addirittura senza manco averlo un aggancio, seppur minimo, alla realtà. C’è chi la mattina si alza e va al lavoro, chi si dedica al prossimo. E chi deve inquinarci con le sue balle. Mentre altri porte e persino finestre neanche hanno la possibilità di sfiorarle. Anche se provano a studiare, interrogarsi, approfondire, analizzare. Senza false ipocrisie, e senza nascondersi dietro nulla. Si, questa è una voluta polemica contra personam e anche ad personam.

Premesso tutto questo, torniamo alla questione centrale di questo testo. La drammatica situazione della spiaggia di Casalbordino, di Lago Dragoni e di altre località – ampiamente denunciate in queste ultime settimane dall’Amministrazione Comunale di Casalbordino – è lampante ed evidente. Ed è doveroso, una volta per tutte, affrontare certe questioni realmente, fino in fondo, alla radice. In queste settimane, mentre il Sindaco di Casalbordino, chi in questi anni tante volte ha provato a dare un suo contributo, Legambiente (http://www.rete8.it/cronaca/4868634legambiente-interviene-sullerosione-delle-spiagge-abruzzesi/ ) e Wwf (che, al di là di quel che può dire e scrivere qualche fantasiosa e ballista ricostruttrice di realtà tutte sue, di fatto stanno denunciando e proponendo con contenuti persino sovrapponibili in molti tratti) ed altri, con impegno e dedizione sono impegnati, mi è capitato anche di leggere e sentire parole al vento cariche di provincialismo e mancanza totale di reale conoscenza della situazione. Ora, siccome da cittadino attivo e da ambientalista, credo più di qualche cosina di poter dire di aver letto, seguito e studiato, mi permetto di dire la mia.

  • Come ricordato nel comunicato del Wwf oggi stiamo pagando il conto salato di una situazione fallimentare nata e cresciuta in tanti anni. Il dramma della spiaggia casalese, a detta di molti, ha vissuto la sua prima importante svolta dopo una terribile mareggiata nel 1995. In quell’occasione il mare sommerse la barriera orizzontale al largo. Negli anni scorsi sono stati portati avanti progetti di “pennelli verticali”, che tra l’altro possono rischiare di aumentare l’erosione, probabilmente senza neanche molta convinzione da parte di chi li ha proposti, considerando che il numero è andato variando nel tempo. Perché non puntare, già da tempo come forse accadrà solo nel prossimo futuro, sul rinforzo di quella barriera?
  • Il Testo Unico sull’Ambiente del 2006 e le altre leggi in materia prevedono per questi interventi le valutazioni ambientali, la Valutazione di Assoggettabilità e – se positiva – la Valutazione d’Impatto Ambientale. Tali procedure non si concludono con l’approvazione del progetto. Ma con la verifica successiva. Queste verifiche sono mai state effettuate? Se sono state effettuate, quali sono i risultati? Come è possibile che si sia continuato sempre sulla stessa strada?
  • A beneficio dei commentatori al vento, e di chi sopra nominato, mi permetto di riportare una cronistoria dimostrativa di quanto sottolineato nei citati comunicati. Una successione che dovrebbe, molto banalmente, far riflettere su come negli anni chi ha potuto (e doveva) non ha trovato la strada risolutiva.

Legambiente, la fabbrica delle spiagge e la politica sbagliata dell’Abruzzo, 19 gennaio 2010 http://www.sansalvo.net/notizie/attualita/5118/legambiente-la-fabbrica-delle-spiagge-e-la-politica-sbagliata-dellabruzzo

Erosione & Ripascimento spa: sale la marea, il fatturato e la spesa pubblica, 23 gennaio 2010 http://www.primadanoi.it/news/regione/520853/Erosione—Ripascimento-spa–sale-la-marea–il-fatturato-e-la-spesa-pubblica.html

Erosione e ripascimenti, Stoppa: «creano disastri e ci guadagnano sopra», 26 gennaio 2010 http://www.primadanoi.it/news/cronaca/520896/Erosione-e-ripascimenti–Stoppa—creano-disastri-e-ci-guadagnano-sopra-.html

Fallito il ripascimento della spiaggia di Casalbordino, 10 dicembre 2010 (è uno dei comunicati citati nel comunicato dell’altro giorno del Wwf) http://icolibri.blogspot.it/2010/12/fallito-il-ripascimento-della-spiaggia.html

Ripascimenti costa abruzzese, «in 10 anni più danni che benefici», 20 gennaio 2011 http://www.primadanoi.it/news/regione/3448/Ripascimenti-costa-abruzzese—in-10-anni-piu-danni-che-benefici-.html

Ancora interventi di dubbia utilità e durata sui litorali abruzzesi. Milioni di euro buttati a mare, 19 maggio 2014 http://icolibri.blogspot.it/2014/05/ancora-interventi-di-dubbia-utilita-e.html

  • Nessun lungomare è un’isola, nessuna spiaggia è isolata dalle altre. Il mare non conosce confini umani e non segue le nostre convenzioni sociali. Una delibera della Giunta Provinciale il 20 novembre 2007 diede avvio al “Progetto Speciale di Rigenerazione della Costa Teatina”. Negli anni, uno dopo l’altro, sono stati elaborati studi e progetti di “Gestione Integrata della Zona Costiera”. Pensiamo a Co.te.so. e Si.co.ra.. Oltre alcuni interventi previsti da Ri.ca.ma, annunciati anche per Casalbordino nel 2015 ma, ad oggi, non ancora avviati. Cosa è rimasto di tutti gli altri? Perché sono stati di fatto gradualmente abbandonati e lasciati marcire in qualche cassetto o armadio?

  • La “Via Verde” era nata con il “Sistema di Aree Protette della Costa Teatina” nel 2007. Obiettivo tutelare e valorizzare, come già dal nome, la nostra costa nel suo insieme. 11 anni dopo assistiamo all’ex sedime ferroviario abbandonato e senza alcuna manutenzione, dopo la dismissione del 2005 (ed era ovvio e scontato che con gli anni senza interventi sarebbe successo quel che è successo), nello stato denunciato in queste settimane. Come a Torino di Sangro. Problemi ormai di sicurezza che, come ampiamente documentato dal sindaco Marinucci, stanno interessando anche Casalbordino. E buona parte di quanto previsto allora ancora in  attesa di realizzazione. Tra l’altro, la prima proposta di legge 5 prevedeva l’istituzione di una “Riserva Naturale Regionale” comprendente anche le dune di Casalbordino. Nel 2018 le dune, che molti studi scientifici hanno documentato essere una importantissima barriera contro l’erosione, è assurdo considerarle un freno ad un presunto sviluppo turistico costiero. Rilancio la proposta già fatta negli anni scorsi a chi continua ad esser scettico su questo e non si fida degli studi scientifici (e qua resisto alla tentazione di rispondere come meriterebbero certi commentatori fomentatori di trivialità): un tour sul Borsacchio, a Torre del Cerrano, a Punta Aderci o al Giardino Mediterraneo di San Salvo. Sono tutti esempi vicino a noi di spiagge dove le dune sono curate, prosperano e non frenano nessun turismo. Anzi, sono un valore aggiunto.  Questo è poi l’esempio della spiaggia di Ravenna, quella spiaggia romagnola del grande turismo che qualcuno dice di “sognare” per le nostre parti http://www.turismo.ra.it/ita/Scopri-il-territorio/Ambiente-e-natura/Parchi_-riserve-naturali/Le-Dune Nello studio di fattibilità del Piano di Difesa delle Coste della Puglia – su cui ha lavorato un gruppo di lavoro composto da Dipartimento di Ingegneria delle Acque e di Chimica (D.I.A.C.) – Laboratorio di Ricerca e Sperimentazione per la Difesa delle Coste (L.I.C.) e Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento – http://www.poliba.it/it/LIC/piano-di-difesa-delle-coste-della-puglia  anche una lettura superficiale e rapida porta a notare l’importanza che viene data ai sistemi dunali. Segnalo poi sulla gestione delle spiagge questo articolo http://www.ilnuovocantiere.it/erosione-delle-spiagge-e-dei-litorali-tutela-del-territorio-marino/ , sito di una rivista per gli addetti al settore delle costruzioni e con un “ampio target di riferimento nel comparto delle costruzioni, dalle grandi imprese di costruzioni, ai gruppi di ingegneria e progettazione architettonica, agli sviluppatori e promotori immobiliari, ai produttori, alle associazioni di categoria, fino alle pubbliche amministrazioni e alle stazioni appaltanti”. Non proprio quindi romantici ambientalisti …

  • Su una progettualità per la rigenerazione e ripristino delle dune di Casalbordino, già tra il 2009 e il 2014, il Wwf insieme con altri elaborò proposte – rimaste purtroppo in qualche cassetto se non cestinate. In spirito di collaborazione, e volontà di difendere la nostra costa, con amministrazioni e operatori economici. Partendo da pochi semplici passi per venire incontro alle esigenze di tutti e cercare di fornire un contributo concreto ad una devastazione già all’opera. Mi permetto di chiudere, su questo, con un piccolo aneddoto. In occasione dell’elaborazione della seconda proposta (2012, posso fornirla a richiesta a chiunque fosse interessato a leggerla), facemmo un sopralluogo sul lungomare. La dott.ssa Caterina Artese della Cooperativa Cogecstre, appena scesa dall’auto, esclamò ad alta voce (non ricordo le parole esatte ma erano all’incirca queste) “e queste erbacce infestanti qua che ci fanno? Bisogna assolutamente pulire! Non può rimanere così senza cura”. Questo giusto per smontare la bufala che troppo spesso sento dire “li dun nin zi po’ tuccà, nin zip o fa niend pi k la jerv’”

Alessio Di Florio

la foto a corredo di questo testo è di Alessia Felizzi, Wwf

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.