Don Gallo, 3 anni dopo traffichiamo ancora sogni

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In Un Giorno Di Pioggia ci hai salutato – Buon viaggio Hermano Gallo

UNA VARIAZIONE DELLA CANZONE DEI MODENA CITY RAMBLERS SCRITTA NELLE ORE DELL’ADDIO TERRENO A DON ANDREA GALLO

Addio, addio e un bicchiere levato al cielo di Genova e alle nuvole gonfie.
Un nodo alla gola ed un ultimo sguardo ai vecchi ricordi sulle strade del porto.
Un sorso di birra per Via del Campo e un altro a chi vien coperto di fango,
e un brindisi anche agli gnomi e alle fate, ai folletti che corrono sulle tue strade.

Avevi i fianchi robusti e i modi un po’ rudi della gente di mare,
ti sei trascinato tra fango, sudore e risate e la puzza di ipocrisia nelle notti dei borghesi.
Tanti compagni ti hanno seguito entusiasti, il mare ti piange fedele ai tuoi piedi,
ci cullerà leggero nelle sere d’inverno, ci riporta la tua voce di ieri.

E’ in un giorno di pioggia che ci hai salutato,
il cielo dall’ovest triste piangeva
e in un giorno di pioggia il tuo Amore
han preso per mano portandoti via.

Avevi occhi entusiasti ed un cuore appassionato, il passo pesante di un vecchio ma mai stanco,
ti chiudevi a sognare nelle notti d’inverno e ti coprivi di rosso e fiorivi sui carrugi.
I tuoi in Comunità parlano lingue straniere, si addormentano soli sognando i tuoi cieli,
si ritrovano persi in paesi lontani a cantare una terra di umanità e accoglienza.

E’ in un giorno di pioggia che ci hai salutato,
il cielo dall’ovest triste piangeva
e in un giorno di pioggia il tuo Amore
han preso per mano portandoti via.

E in un giorno di pioggia ti saluteremo ancora
e cercheremo di consolare i nostri occhi bagnati.
In un giorno di pioggia saremo vicini,
balleremo leggeri sulle note di Bella Ciao.

 

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Il “Maggio della memoria” e don Gallo

Caro Salvo, stamattina stavo ripensando alle retoriche celebrazioni di questi giorni. Riconoscendomi pienamente nella tua poesia dell’altro giorno, mi è venuto di getto questo articolo, ispirato dal discorso che l’attore che ti interpretava nel film “I Cento passi” disse a Radio Aut la notte dell’assassinio di Peppino.  Alessio

“Poche ore fa si è concluso il “Maggio della Memoria”. In queste settimane Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato hanno imperversato su facebùk e tuitter, hanno fatto capolino anche in tivù. Fino a ieri. Domani non troverete più nulla sui giornali, non vedrete più nulla alla televisione. Perché il “Maggio della Memoria” è finito. Le sfilate si son concluse, le coscienze si son sciacquate, le lacrime je scurt. Anzi, forse qualcosa domani vedrete. Perché domani ci sarà il funerale di Andrea Gallo, il pazzo eretico di Genova che è morto l’altro giorno. Vi racconteranno la sfilata dei vips al suo funerale, forse si commuoverà anche Mons. Bagnasco, il Grande Capo dei Vescovi Italiani che lo sgridava sempre ma che in fondo gli voleva bene. E poi, si potrà tornare alla vita di sempre. Fino ai prossimi riflettori, fino alla prossima occasione in cui racconteremo ai bambini tante cose belle. Ma solo ai bambini, perché il “mondo dei grandi” è un’altra cosa. Da domani potrete tornare alla vostra vita di sempre, potrete tornare nelle tiepide case e nelle strade dai lampioni luccicanti, alle convinzioni borghesi e alla tranquillità dell’ordine e della disciplina. E’ finito il “Maggio della Memoria” e allora basta con questa mafia, basta con questi ultimi, basta con gli emarginati. Don Gallo era simpatico, ma che cazzo, possiamo forse far sedere in teatro una ministro accanto ad una puttana, dare gli stessi diritti ad una trans e ad un parlamentare. Domani potrebbe morire qualche barbone, gente che aveva solo qualche cartone per casa e per tetto solo le stelle. Ma noi ci gireremo dall’altra parte. Volteremo la testa, perché c’abbiamo tanti cazzi nostri a cui pensare, e poi che possiamo forse fargli qualcosa se lui nella vita è stato un fallito. Domani potrebbero picchiare, a Roma o a Milano, a Palermo o a Napoli una coppia di omosessuali o di lesbiche che si prendevano per mano camminando per strada. Sti cazzo di froci, di pervertiti. Sci, vabbé uno ci nasce, la violenza è brutta. Ma cazzo loro provocano, vero? E allora se ne stiano a casa, non pensino a pretendere che i loro sfizi diventano diritti da riconoscere. E nessuno gli farà niente, vero? Ma tutto questo sui giornali non lo leggerete, non lo vedrete alla televisione. Il “Maggio della Memoria” è finito, don Gallo sarà stato seppellito. Ecchecazzo, dobbiamo sempre parlar di loro? Da domani si tornerà a parlare di cose molto importanti, notizie che fanno impallidire tutto il resto. Ci racconteranno di come, anche se fuori stagione, il porcello viene ammazzato per far nascere il porcellino. Ci racconteranno della Befana che se ne va ad Ottobre. Per cui chi se ne frega del barbone che muore, chi se ne frega delle cose brutte, c’abbiamo tanti cazzi, addirittura della mafia ci dobbiamo occupare? E quindi basta con sta memoria, con sta mafia, basta con questi emarginati, sti tossici, sti pervertiti, ste puttane. Giriamo la testa dall’altra parte. Andiamo a mangiare una pizza con gli amici, buttiamoci sul divano a vedere un film che non ci fa pensare a nulla e fa solo ridere e Amen. Chi se ne fotte dei Falcone di oggi, chi se ne fotte dei Peppino di oggi, chi se ne frega di quei quattro terroristi che combattono la TAV(il progresso ci vuole cazzo, volete fermare il progresso?), chi se ne frega di quei 3 pazzi comunisti che fanno baldoria contro le antenne degli americani(e cazzo c’hanno liberato dalla guerra, così li ringraziamo?). Voltiamoci dall’altra parte, non pensiamo più a ste cose tristi, tanto si sa com’è il mondo, si sa che è sempre stato così e mai potrà cambiare, si sa che “chi comanda fa legge”. Usiamo il buonsenso, quello che non aveva Peppino Impastato, che non c’hanno sti siciliani che lottano contro gli americani, che non ce l’hanno quei teppisti che ieri a Bologna han messo a ferro e fuoco la città per far parlare gli operai, han fatto bene a caricarli, ecchecazzo, e se uno voleva andarsi a mangiare un gelato doveva avere paura per colpa loro? Quel buonsenso che non c’hanno quelli che parlano di trattativa Stato-Mafia, embé, non si sa che la mafia e i politici si mettono d’accordo? Ma v’immaginate il bordello che vogliono questi? La politica è sporca, te pare che non c’è qualcuno immischiato con la morte di Falcone e Borsellino. Ma se succede un macello so cazzi per tutti, anche per noi. Li abbiamo ricordati, mo’ basta, stam’c’ zitt’. Usiamo il buonsenso, chi si fa i cazza sua campa fino a cent’anni!

Il “Maggio della Memoria” è finito, da domani non pensiamo più a questi qua. Lasciamo soli quei pazzi che si credono di poter cambiare il mondo. E poi, diciamocela la verità fino in fondo. A noi sto mondo piace. Perché si, l’onestà è bella ma non paga. Se sei onesto ti fottono. Ai bambini raccontiamola la storia di Falcone e Peppino, ma come una favola. Il mondo è un’altra cosa. Non è bello farsi raccomandare, ma se papà non andava da Zio Remo io come cazzo facevo a studiare? Le puttane per strada è ‘na brutta cosa, ma ci pensano i carabinieri e i vigili. Non parliamone. Cazzo, ma lo sai quante famiglie saltano se si dice chi ci va? Vu’ sfascià li famij? Chi lavora va pagato, ma sti negri, sti rumeni so’ loro che vogliono ‘na miseria. E poi, se a loro diamo di più, a noi che c’è rimane? Lotta alla mafia, la legalità, la giustizia. Si, so cose tanto belle. Ma sto mondo non cambia, e poi ci dà sicurezza, ci fa andare avanti, ci fa campà. Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rita Atria, Giancarlo Siani. Ma che cazzo hanno risolto? So’ morti e tutto è rimasto come ieri. Che cazzo so’ morti a fà? So stati solo degli illusi. E sono morti giovani. Noi vogliamo morire di vecchiaia, vero?”

Alessio Di Florio

 

http://www.peacelink.it/sociale/a/38447.html

GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo

“Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. E’ stato lo slogan riportato sulle magliette dalla Comunità di don Gallo sabato, è il lascito profondo del Gallo. Le gabbie sono state abbattute, una breccia immensa si è aperta. Non lasciamola richiudere dal Potere che sabato ha subito lo scacco più dirompente.
27 maggio 2013 – Alessio Di Florio
La lunga esistenza di don Andrea Gallo è stata un’immensa grande vibrazione di passioni e indignazioni. Il suo funerale, l’ultimo capitolo di questo straordinario romanzo, non poteva che caratterizzarsi nella stessa maniera. Tra i tanti, vari fatti, delle due ore di sabato mattina ha molto colpito la contestazione a Bagnasco per la sua “rivisitazione” del rapporto tra Siri e don Andrea. Immediatamente, come spesso accade in queste occasioni, ci si è divisi tra chi ha considerato il gesto inopportuno e sgradevole e chi invece ha “tifato” per la contestazione. Ma questo schierarsi non basta (per la cronaca, ovviamente, il sottoscritto si annovera tra i secondi…), non è sufficiente e non renderebbe giustizia a quanto accaduto sabato mattina e alle rivoluzionarie breccie apertesi. Proprio a partire dall’episodio in questione. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, tra i massimi esponenti del Potere clericale in Italia, non è riuscito a difendere un suo predecessore, un suo maestro. Ha addirittura provato vergogna per quanto Siri ha fatto nel 1970, cacciando don Andrea dalla Parrocchia del Carmine. Una vergogna così grande da portarlo a raccontare una versione di quanto accadde a dir poco non aderente alla realtà dei fatti. Ma l’assemblea, quel che per la Chiesa Cattolica dovrebbe rappresentare il “Popolo di Dio” ed essere la vita stessa della Chiesa, ha rifiutato tale tentativo di giustificare, di nascondere la vergogna. Il Potente si è trovato senza Potere. E l’intervento di Lilli, una delle persone che più è stata vicina a don Gallo e che è considerata una delle voci più autorevoli della Comunità, ha definitivamente sancito questo crollo. Lilli è la voce della Comunità, è la voce delle trans, delle prostitute, dei tossici, dei barboni, degli ultimi e degli emarginati che spesso quel Potere non vede (o non vuol vedere) o condanna senz’appello. Il Potere reso impotente ha dovuto accettare di farsi difendere dalla voce di chi non riconosce come persona, di coloro che non considera minimamente o scaccia. E’ la dimostrazione della forza della rivoluzione del Gallo, il compimento di tutta una storica battaglia. Sull’altare di quella chiesa, dalla quale il giovane don Gallo fu scacciato per le sue omelie troppo libertarie, troppo innamorate di coloro che vengono scacciati e allontanati, son salite (applaudite commosse, apprezzate dal “popolo di Dio”) proprio quelle persone. E il Potere le ha dovute riconoscere, ha dovuto loro restituire quella dignità e voce che ha da sempre considerato disumanamente delle minacce a sé stesso. Ma l’unica vera minaccia, in quella mattina di pioggia, è venuto proprio da sé stesso, dalla vergogna dei propri atti, dal tentativo di nascondersi e che invece l’ha disvelato plasticamente.

Alexander Langer invitava, lì dove i muri e i “fronti compatti” rinchiudevano l’umanità, ad essere disertori della gabbia. Per incontrare disertori dell’altra parte e insieme costruire ponti. Don Andrea Gallo tutta la vita ha disertato ogni gabbia, ha disarticolato e distrutto ogni muro. E nella sua diserzione dalle “verità”(che verità non sono, come si è mostrato al suo funerale) del Potere ha incontrato l’umanità più vera, più autentica, ha vibrato di passione e sentimento insieme agli ultimi, agli emarginati, ai condannati e schiacciati dal Potere. Disertando le “verità” ha incontrato gli unici veri portatori di verità autentica. In questi nostri tempi tristi e di grandi crisi spesso corriamo il rischio di inseguire l’attualità, di rincorrere emergenze, ingiustizie, battaglie, lotte. Rischiamo di diventare dei robot della militanza. Ma, nell’assoluta necessità di soddisfare le esigenze del momento, non dobbiamo perder di vista l’essenziale invisibile agli occhi. Quell’essenziale invisibile che sabato si è mostrato in tutta la sua dirompenza. Angelo Frammartino, il giovane italiano assassinato durante il suo impegno per la causa palestinese, tra i suoi scritti ci ha lasciato una frase che non dovremmo dimenticare mai: “Dobbiamo imparare ogni giorno ad amare daccapo”. Alla fine di tutto, al capitolo finale dalla nostra esistenza, come è accaduto con il commiato a don Andrea, rimarrà e conterà soltanto l’Amore che avremo dato, l’Amore che saremo stati capaci di esprimere, l’Amore che abbiamo ostacolato o tentato di impedire, la capacità di vibrare e di riconoscere l’Amore, viverlo e farlo vivere. Non esiste Amore che minaccia Amore, non esiste Amore che non merita dignità. Qualunque sia la nostra natura, qualunque sia la nostra inclinazione, scelta, vita. “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. E’ stato lo slogan riportato sulle magliette dalla Comunità di don Gallo sabato, è il lascito profondo del Gallo. Le gabbie sono state abbattute, una breccia immensa si è aperta. Non lasciamola richiudere dal Potere che sabato ha subito lo scacco più dirompente.

 

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.