Il ministro esulta, ma la bonifica della discarica dei veleni non c’è

Il nome di Bussi sul Tirino, comune di poco più di 2000 abitanti alle porte del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, da ormai dieci anni è legato ad una delle più gravi vicende ambientali italiane e abruzzesi: la mega discarica, che da decenni inquina il territorio e che per decenni ha contaminato anche l’acqua distribuita ad almeno 700.000 abruzzesi. Dieci anni dopo di fatto i veleni sono ancora lì, anche a pochi passi dall’abitato. E, se la speranza di giustizia appare ormai sempre più flebile, la bonifica delle aree continua a suscitare proteste e perplessità. Nello Trocchia, nella presentazione della biografia di Roberto Mancini (il poliziotto morto di cancro e che per primo denunciò i colpevoli della “Terra dei Fuochi”) avvenuta a Vasto lo scorso maggio, ha definito la discarica di Bussi un esempio lampante del modello di “sviluppo” economico, sociale e politico dell’industria sporca e dei suoi sodali che è oggi la “Terra dei Fuochi”. Perché la “Terra dei Fuochi”, come dimostra appunto Bussi insieme a tantissime inchieste in tutta Italia, non è confinato in un perimetro geografico ma è un diffuso modello fondato sulla devastazione ambientale.

Nelle scorse settimane il Ministro dell’Ambiente Galletti ha diffuso un comunicato trionfalistico sui grandi passi in avanti che si starebbe compiendo con la bonifica. Il riferimento è ai lavori successivi all’accordo di programma tra Comune, Regione, Ministero e privati. Davanti a questi toni il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica ha diffuso una durissima nota nella quale ha chiesto al Ministro se “guarda Bussi da Marte”. Gli ambientalisti denunciano una situazione “fuori controllo con la contaminazione che continua a fuoriuscire”. La messa in sicurezza “riguarda minime porzioni del sito a Bussi, zero a Piano d’Orta. Manca l’individuazione del responsabile della contaminazione per il bubbone più grande, il sito industriale e anche per le discariche 2A e 2B. La caratterizzazione deve essere svolta su tutte le aree pubbliche. Di vere bonifiche il numero da citare è zero”.

Nel comunicato il Forum torna sul recente sopralluogo, durante il quale è stato documentato che parte della discarica è stata coinvolta da un incendio. Il 18 luglio il fuoco non ha risparmiato neanche due aree della discarica di Bussi: 2 ettari delle aree 2A e 2B sono state colpite dalle fiamme. Aree sequestrate due volte dalla magistratura, nel 2007 e nel 2013, e finite all’inizio dello scorso maggio al centro di forti polemiche. Il sindaco di Bussi, con l’accordo del Ministero dell’Ambiente e della Regione Abruzzo, ha proposto l’acquisto – al prezzo simbolico di un euro – delle due aree da parte del Comune. Una decisione contestata dal Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica e dalla Stazione Ornitologica Abruzzese. Secondo gli ambientalisti, in base all’articolo 49 del DPR 327/2001 (Testo Unico sugli espropri) per poter procedere alla bonifica è più che sufficiente l’occupazione temporanea dell’area.

Dopo l’accordo di maggio nelle aree 2A e 2B sono iniziati i primi lavori, tra cui l’installazione di linee e pompe per l’estrazione della falda inquinata da solventi clorurati tra cui esacloroetano e tetracloroetilene. L’esacloroetano, tossico per fegato e reni, è presente in quantità superiore di 114 volte i limiti di legge. Il tetracloroetilene, un possibile cancerogeno, supera i limiti di legge addirittura di 160 volte. La relazione ARTA del 10 febbraio 2016 segnalò anche la presenza di cloruro di vinile (accertato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, IARC, come cancerogeno) e tricloroetilene (nota anche come trielina, accertato dallo IARC anch’esso come cancerogeno). L’incendio ha danneggiato alcune delle linee per l’estrazione. Ma la preoccupazione maggiore è per le emissioni in atmosfera dei veleni incendiati.

Ma l’infinita vicenda della discarica di Bussi riserva sempre nuove sorprese. Il 20 luglio, sollecitato da SOA e Forum Acqua, si è svolto un sopralluogo nel sito Ex Montecatini della discarica.  Consultando una mappa storica gli ambientalisti hanno scoperto che nel 2008 il Decreto Ministeriale di perimetrazione del sito contiene forti contraddizioni: il testo ricomprende tutta l’area mentre la cartografia esclude diversi ettari. Il sopralluogo, dopo le reiterate segnalazioni di scarti industriali sulla strada, è stato deciso dalle Guardie Provinciali dopo che le due associazioni hanno segnalato questa grave contraddizione. Nell’occasione l’ARTA ha prelevato vari campioni di residui industriali. Le Guardie Provinciali hanno riscontrato dentro un vecchio capannone industriale la presenza di una vasca – riporta un comunicato di SOA e Forum “con un inquietante liquido dalla tonalità di un rosso acceso” che secondo gli abitanti della zona “starebbe lì da decenni nonostante le segnalazioni”.

Alessio Di Florio

 

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Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.