Tre racconti dai Natali passati

Natale 2011

Il gran giorno è arrivato. La casa è tutta in fermento per il grande pranzo con i parenti, tutti sono coinvolti e corrono da una parte all’altra della casa. Tutti meno uno. Il piccolo di casa sembra assorto nei suoi pensieri. Da alcuni giorni è sempre triste, ogni tanto forse piange. Guarda fuori, piove. E ogni tanto, anche il suo delicato volto sembra rigarsi come il vetro della finestra. Quest’anno l’arrivo del Natale, l’albero, le luci colorate, i cugini che arrivano per il grande pranzo, non lo appassionano come sempre. Ad un certo punto la mamma si avvicina e gli chiede perché, cosa c’è che rende triste il suo piccolo cuore. E alla fine il piccino si sfoga, non riesce più a tenere tutto dentro. “Mamma, ricordi quel bambino che viene a scuola con me, quello che è venuto ogni tanto anche a casa per giocare. Penso a lui mamma – e scoppia in un pianto a dirotto – quest’anno lui non farà Natale. La settimana scorsa il padre è tornato a casa ubriaco e lo ha picchiato. Adesso è in ospedale. Sono triste mamma! Vorrei tanto essere vicino a lui, cercare di farlo sorridere. Non è giusto mamma che noi siamo qui, tutti felici e contenti, al calduccio e con tutti i parenti, e lui è in ospedale, triste e solo. Mamma, posso andare da lui?” La mamma si rende conto che non può dirgli di no, il piccolo di casa l’ha commosso e allora, tra le lacrime anche lei, sospira un “Si”. Ecco, il volto del bambino si illumina, torna il sorriso ed elettrizzato si prepara per andare in ospedale. Pochissimi minuti dopo il bambino si presenta in ospedale, quasi volando dal suo piccolo amico ferito. Lo trova immobile al letto, con una flebo nel braccio e lo sguardo perso lontano e fisso verso la finestra. Ma quando lo sguardo dei due bambini si incrociano tutto cambia, entrambi sfoderano il sorriso più bello e l’amico corre ad abbracciare il piccolo paziente. Passano le ore, ridono, scherzano, si abbracciano, dividono il soffice pandoro che il primo ha portato da casa. Per qualche ora in quella grigia stanza d’ospedale irrompe il Natale vero! E qualche infermiere, scherzando ma non troppo, dice di aver visto alla finestra due renne volare e sfrecciare nel cielo!

Sarà Natale per tutti, sarà Natale nei Paesi insanguinati dalla guerra, nelle case avvelenate dall’odio e dalla discordia, sarà Natale per chi è costretto ai margini delle nostre città, impoverito e solo, sarà Natale per chi vive momenti difficili e incerti per la crisi economica, sarà Natale per chi sogna in viaggio un futuro migliore, sarà Natale negli ospedali, dove angeli caritatevoli ed eroici vivranno anche la Santa Notte e il giorno “in cui siamo tutti più buoni”, in una corsia. Natale sta arrivando, non sia solo un rito stantio e colorato di vacuità. La Santa Notte cerchiamo di cogliere la cometa che passa e annuncia la Buona Novella. Perché la vera cometa non passa veloce in cielo, non è una combinazione astrale, ma la dobbiamo accendere noi, nei cuori di chi ci vive accanto e nella vita di chi sogna un po di umanità, una carezza e tanto amore. Accendiamo qualche luce in meno sull’albero e tante comete in più nei cuori di chi ci sta accanto, mettiamo l’umanità del Bambinello di fronte ai regali e ai “grandi pranzi”. I nostri non siano auguri di circostanza, rituali. Abbracciamo, stringiamo (come il bambino con il suo piccolo amico ferito) e cerchiamo di apprezzare appieno, di sentire nel profondo, l’umanità di chi abbiamo di fronte. Siano i nostri, abbracci veri, intensi, forti, una dolce, commovente carezza al cuore.

Natale 2012

1914942_1137448840029_7187249_nUn freddo mattino autunnale. – Buongiorno, poco fa ho sentito Davide al telefono – E l’amico: “E come sta?” – E’ distrutto, mi ha detto in lacrime che un cancro lo sta uccidendo, il medico gli ha detto che potrebbe non arrivare alla fine dell’anno. Ho deciso, io lo raggiungo in Inghilterra. Voglio stargli accanto in queste ultime settimane che dovrebbero essergli rimaste. Vuoi venire anche tu? – E l’amico: “dammi qualche ora di tempo e mi organizzo”. Ma il dolore per il vecchio amico di una vita, trasferitosi in Inghilterra per lavoro, non può rimanere confinato ed immediatamente raggiunge tutta la vecchia classe: poche ore dopo all’aeroporto in partenza per l’Inghilterra ci sono 15 persone, ragazzi e ragazze che hanno passato insieme la gioventù e ora si ritrovano insieme stretti intorno ad uno di loro che sente vicina la fine della sua vita. Manca solo Maria, che arriva trafelata pochi minuti prima della partenza. “Dove sei stata finora? Sei la solita ritardataria! Abbiamo rischiato di perdere il volo per te!” l’apostrofano gli altri. E lei “Scusate, sono dovuta passare in un luogo importantissimo…” e abbozza un sorriso.

Poche ore dopo il freddo pungente di un pomeriggio piovoso e uggioso li accoglie. Hanno la tristezza nel cuore e il cielo sembra piangere insieme a loro. E’ vibrante, intenso e commovente il momento in cui tutti insieme abbracciano Davide, e sembra di tornare indietro negli anni. Passano i giorni e gli esami medici gettano sempre più nello sconforto, Davide ritrova la forza di lottare come un leone contro il male oscuro accanto agli amici. Ma sembra non farcela. La comitiva è sempre più triste, qualcuno vorrebbe quasi tornare indietro perché il dolore è troppo forte. Solo Maria, la ritardataria, sembra avere forza e coraggio per tutti e mantiene in cuore la speranza. Una luce particolare sembra avvolgerla e conforta gli altri.

Cade la neve, soffice e avvolgente, scende nei cuori e sembra recare tenerezza e dolcezza. Davide torna in ospedale per uno degli ultimi esami, ormai la sua vita appare segnata. Mentre entra in ambulatorio una stretta al cuore soffoca tutti, come fosse l’ultimo istante insieme, come se si sentissero che non lo vedranno più. Maria, la tenace ritardataria è in un angolo, muta volge lo sguardo al cielo. Passano le ore, il muro lascia passare pochi flebili bisbigli e nulla più. Ma anche se la porta resta serrata, una forte concitazione giunge a tutti. Improvvisamente un urlo squarcia il silenzio e scuote gli animi “Non è possibile, non è possibile, miracolo, miracolo, miracolo!!!” La porta si spalanca ed il medico esce di corsa, affannato tenta di farfugliare alcune parole incomprensibili. Mentre, dalla porta, si vede Davide commosso, scosso da sorrisi e lacrime insieme. Alla fine il dottore recupera il fiato ed urla a pieni polmoni: “Non so cosa sia successo, non ho mai visto una cosa simile, in tanti anni non mi è mai accaduto, il vostro amico fino a pochi giorni fa era spacciato, ora è guarito, è sano, vivrà!!!” Urla di gioia, abbracci, salti, la sala diventa la torçida di uno stadio latinoamericano in pochi istanti. Passano davanti agli occhi i ricordi di gioventù, le ore a giocare ai giardini o chini sui libri e contemporaneamente le ultime settimane, le ansie, le angosce, la tristezza che avanzava ora dopo ora, giorno dopo giorno. E dalla metà della sala si vede avanzare una figura minuta, improvvisamente tutti rimangono in silenzio, mentre Maria, timida e impacciata ma con un sorriso luminoso come non mai, comincia a parlare: “Ricordate quando abbiamo rischiato di perdere l’aereo? Ricordate che sono arrivata all’ultimo? Ora finalmente posso dirvi il perché. Appena ricevuta la notizia sono immediatamente corsa in Chiesa e mi sono inginocchiata davanti alla statua della Madonna con il braccio il Bambino. Lì sono rimasta fino a che non è arrivata l’ora di partire… Ricordate che giorno è oggi? Sapete fra poche ore cosa accadrà?” E gli sguardi si volgono verso il calendario: è il 24 dicembre, fra poche ore sarà Natale. Si, fra poche ore sarà Natale, e quest’anno sentiranno ancor di più il giorno della nascita, la festa della Vita che sconfigge la morte. Si, fra poche ore sarà Natale. Giunge a noi la Buona Novella che conforta i cuori, che consola gli afflitti e solleva chi è caduto, che dona dolcezza, tenerezza, la forza dell’Amore che s’incarna e trasforma il mondo. E’ la più grande rivoluzione della Storia, l’Infinito che viene accanto a noi, dona speranza e vita nuova. Sarà Natale per i tanti Davide che vivono nell’incertezza, nella paura che verrà squarciata da una luce immensa. Sarà Natale nelle baraccopoli di Nairobi, negli slum di Calcutta, sarà Natale nelle famiglie di chi vede il domani incerto per la crisi economica, sarà Natale per chi vive giorni tristi, vittima di violenza, guerra, soppraffazione e cattiveria. Viene il Natale, per trasformare le lacrime in sorrisi, perché la tristezza lasci il passo alla gioia. Ah, dimenticavo, mentre in quel grigio ospedale irrompevano i colori della Vita che rinasceva, si era fatto tardi, il Sole era già tramontato all’orizzonte. E in Cielo qualcuno vide improvvisamente saettare una cometa. Era giunto il Natale…

Natale 2014

13902611_10208898769613971_5575178612599940494_nFu un Natale particolare quell’anno. Un Natale di attesa, di gioia, della notizia più bella che in una casa si possa aspettare. Mentre in tutto il mondo si preparano veglioni, cenoni, feste e si accendono sgargianti ed accecanti luci, in una stanza d’ospedale una luce molto più splendida illumina gli occhi di una famiglia: una nuova vita sta nascendo. Un Natale diverso, ed ancor più bello, per quell’anno e per gli anni a venire.

Passano gli anni, le primavere, alcuni Natali e si torna in una stanza d’ospedale. Ma stavolta gli occhi sono spenti, tristi, non si festeggia nulla. La pioggia bagna i vetri delle finestre, scendono dal cielo grandi lacrime e si confondono con le lacrime dei visi. Una terribile malattia irrompe nella nuova vita e, in un attimo, cancella il sorriso, le corse nei prati, i giochi con gli amici. E allora, per i genitori affranti, dovrà essere speciale, straordinario, sono pronti a tutto perché la festa sia la più grande possibile. Se dovesse servire, anche ad indebitarsi. Al bambino non dicono cosa gli accadrà ma gli comunicano che sarà un “grande” Natale. Il bambino li guarda e sospira perdendosi con lo sguardo nel vuoto.

“Neanche oggi riuscite a venire?” “No, scusaci. Dobbiamo fare ancora tantissime cose. Se veniamo poi si fa tardi per andare lì e poi ancora là. Lo sai che lo facciamo per te”. Il bambino chiude la telefonata e si gira sconsolato verso la finestra, dal suo viso scendono alcune lacrime, è così da tanti giorni. Si sente lasciato solo in quella fredda e buia stanza, non vengono mai e quelle pochissime volte che succede gli raccontano dei preparativi, non riescono a fare e dire altro e si sente quasi messo in un angolo, solo, senza possibilità di condividere nulla.

Il Natale è ormai alle porte e, per i due genitori indaffaratissimi, arriva una notizia che non si aspettavano: chi doveva supervisionare alla festa ha un imprevisto e deve rinunciare, per un banale incidente in negozio l’enorme regalo viene distrutto, un’incredibile catena di avvenimenti cancella il “grande” Natale. Arrivano in ospedale affranti e giungono davanti al letto. Il bambino, alla notizia, non si turba minimamente e prende le grandi mani dei genitori nelle sue. Gli chiedono come sta e gli raccontano i preparativi del Natale nelle strade, nei negozi, in parrocchia. Il bambino chiude gli occhi e s’immagina dentro il Presepe in costruzione, tra il bue e l’asinello, accanto ad un bimbo in fasce come lo è stato lui. S’immagina di camminare per strada e salutare i negozianti e le persone che incontra. Passano le ore, gli infermieri e i medici vedono quanto sta accadendo e rimangono in silenzio decidendo di non interrompere la famiglia finalmente serena e unita. E’ ormai Natale e il bambino non avrebbe potuto sognarlo migliore, i genitori sono accanto a lui e arrivano anche alcuni amichetti e cuginetti. Ridono, scherzano, si scambiano doni che vengono dal cuore, doni veri, una televisione trovata e accesa all’ultimo apre una finestra sul mondo, sulla Santa Messa e sulla celebrazione autentica e viva di Gesù che nasce. Il Santo Natale volge al termine e la “festa” è ormai conclusa. Qualcuno tra infermieri e medici scherzando, ma non troppo, dice agli altri di aver visto due renne volare e sfrecciare davanti le finestre e che in cielo si comincia a vedere un’immensa cometa proprio sopra l’ospedale. Sull’angelico viso finalmente le lacrime sono di gioia. Si chiudono gli occhi ma non si spegnerà più il sorriso che illumina il suo volto.

Disse la volpe al Piccolo Principe che “non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Nulla lo dimostra più di quanto accade quel dì. Il giorno in cui non ricordiamo un evento lontano nella Storia ma in cui il Creatore si fa creatura, il giorno in cui la tenerezza di Dio scende sull’Uomo e sul suo cammino. La Buona Novella che conforta i cuori e consola gli afflitti, la forza dell’Amore che s’incarna e trasforma il mondo. Non il ripetersi di una vacua tradizionalità o la ricerca di un festone immenso pieno di chissà quali luci che non fanno vedere l’unica vera, accesa dalla tenerezza del Bambino nella culla che com-muove. Sarà Natale per chi non sa cosa l’aspetta l’indomani e vive nell’incertezza e nella paura, sarà Natale per chi sopravvive ai margini delle nostre città e che – nella frenesia e nella corsa quotidiana – nessuno vede. Sarà Natale nei slum delle periferie della Storia e nei paesi dilaniati dalle guerre. Sarà Natale per chi sogna in viaggio un futuro migliore. Sarà Natale asciugando le lacrime di chi attende la Buona Novella, accendendo comete nei cuori. Sarà Natale per chi soffre in un letto d’ospedale, in una casa di riposo, per chi è solo e si sente abbandonato e cerca solo autentica umanità, una dolce, commovente carezza il cui calore scenda come balsamo nel cuore.

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.