Grazie del pensiero ma accendo e vado avanti

Qualche anno fa partecipai, a nome dell’Associazione Antimafie Rita Atria ed insieme a Davide Ferrone, ad un convegno a Teramo su “Le mafie in Abruzzo“. Al termine un ragazzo ci chiese “ma a parlare e scrivere di certe cose non avete paura? potrebbe succedervi qualcosa?”. Premesso che del domani non c’è certezza risposi in maniera tranchant che tutto potrebbe essere (tante volte in realtà mi domando se faccio abbastanza per dar fastidio a certuni e, confesso, mi sento sempre in debito di dover fare almeno 10-100-1000 volte di più) ma una cosa è certa ieri, oggi e domani: “certe cose”, avvelenando l’ambiente che ci circonda, i nostri contesti sociali delle droghe più immonde e schifose, facendo comandare troppi appalti pubblici dalle mazzette e non dall’interesse pubblico e alla sicurezza, con le violenze quotidiane nelle strade, nei luoghi pubblici e altrove, e in tante altre attività criminali, delinquenziali, mafiose, vigliacche e schifose, opprimendo e derubando sempre e soltanto i più fragili, deboli, impoveriti, emarginati della società, sicuramente sono un pericolo per tutte/i noi e ci ammazzano quotidianamente.

Ormai quasi due anni fa, ricordo che quel pomeriggio ero alla villa comunale di Vasto con una cara compagna e amica, mi telefonò Paolo De Chiara e mi propose di collaborare a quel che oggi è WordNews.it. In maniera schietta e diretta mi sottolineò le difficoltà che avremmo incontrato, che sicuramente all’inizio sarebbero state tante le fatiche, che certamente non saremmo stati almeno nei primi tempi (poi un domani chissà, ci piace essere realisti parafrasando il medico argentino più famoso della storia)  con il conto delle grandi firme delle grandi testate nazionali ed altro. Non ricordo le parole esatte con cui gli risposi ma il concetto fu semplice, lineare e diretto: del dopodomani ci occuperemo quando arriverà, abbiamo la libertà? avremo la possibilità di chiamare bianco il bianco e nero il nero? Possiamo senz’indugio chiamare per nome il marcio, l’oppressore sociale, il corrotto, il mafioso, il borghese sovversivo ecc.? La risposta ovviamente la sapevo già ed era una domanda retorica. E quindi di tutto il resto, portafoglio, conto in banca, fatiche, difficoltà, ecc. chi se ne frega, quando si comincia fammi un fischio. Ricordo che fremevo così tanto ad iniziare che il 30 e 31 dicembre 2019 li passai a scrivere i primi non ricordo se 8 o 10 articoli.

Questi due flash, così come i tantissimi comunicati, dossier, articoli, denunce, iniziative e tantissimo altro che in questi anni ho condiviso (e son certo condivideremo ancora per lustri e lustri) con la mia bellissima e straordinaria famiglia – in cui da 12 anni ho l’onore di esserci, camminare e che mi sopportano, anche se di tutto questo forse merito 1/100 – che è l’Associazione Antimafie Rita Atria, mi sono tornati alla mente stamattina. Commentando le mie recenti disavventure con la piattaforma di zio Mark from Silycon Valley* una persona – esattamente come fece già un anno fa quando ci siamo rivisti dopo il primo lockdown – mi ha detto “stai attento, tu esageri, comincia a farti i fatti tuoi e pensare a vivere”. Stamattina ha pure aggiunto che se fossi in Egitto avrei già fatto da tempo una brutta fine, Regeni docet. Questa persona non aveva intenzioni intimidatorie anzi lo ripete con vera preoccupazione. Gli ho risposto esattamente come l’anno scorso. La risposta che si legge qui sopra, la risposta del “A che serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?” di Pippo Fava, del “non potevo far finta di niente” di Michele Liguori, del “ma che te stai ad amalgamà” di Roberto Mancini, del “filo della lettura del mondo” di Dino Frisullo e l’elenco potrebbe continuare. Sinceramente credo e sono convinto che le preoccupazioni della “persona” siano a dir poco eccessivi ma fuss ca fuss ma proprio fuss in tutt che senso ha ingoiare tutto e il contrario di tutto, vivere l’inferno e lasciare lo vivano decine, centinaia, migliaia, milioni di persone, come si può girare la testa dall’altro lato mentre c’è chi piange e soffre, chi strappa i minuti al gelo o alle malattie, alla guerra e agli abusi più disumani possibili (anche a pochi passi da noi, nelle schiavitù presenti anche in Italia, nella vicina Bosnia o in Libia soprattutto per colpa delle complicità europee ), che senso ha se – come ho scritto all’inizio – in realtà oggi forse sopravvivi e domani potresti non esserci più, che senso hanno le grandi commemorazioni e gasarsi con i bei paroloni, discorsi, cazzi e mazzi (e la “persona” in questione tutti li prende tra l’altro) se poi si fa l’opposto. Ma veramente veramente nel 2021 dobbiamo farci guidare ancora dal “campa e fai campare, tira oggi che tiri domani”? Che poi basta poco, e pure se stai timoroso, impaurito, se ti “fai i cazzi tuoi” e scansi pure l’inscansabile basta poco e comunque – come scritto prima – ri ritrovi sicuramente molto più in “pericolo”. E allora, per cortesia, fate quello che diavolo vi pare, scansatevi pure, ritenevi pure sollevati se e quando non mi ritrovate tra i piedi (anche solo virtualmente) ma per favore non scassate, co certe paturnie arim’ttet’c le crap a la vign. 

 

 

* Ne ho scritto in un precedente post qui http://heval.altervista.org/rimaniamo-sempre-contatto-permettetemi-di-denunciare-attivarmi-camminare-con-voi-e-seguirvi/

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.