Ius Soli, respingiamo le strumentalizzazioni politiche nazionali sulla pelle delle persone. E che c’entrano poi i consigli comunali?

Il dibattito sulla cosiddetta “legge sullo ius soli” (o ius culturae o ius nonsisacosaltro visto che a seconda dei giorni si cambia e ricambia…e questo già dimostra quanta la confusione è tanta anche se la situazione non è ottima) in questi giorni sta irrompendo anche nella “politica” del nostro territorio. E si prepara, così leggiamo sulla stampa che riporta l’Odg della prossima seduta, ad irrompere nel consiglio comunale vastese. In questi mesi mi sono tenuto lontano da questo dibattito. Volutamente. Ai tempi dell’ultimo governo Prodi si parlò e riparlò per mesi di unioni civili, pacs, dico. A parole era una questione vitale, per alcuni addirittura quel governo doveva rimanere in piedi perché avrebbe approvato una “norma di civiltà”. Sappiamo poi come è finita. E il dubbio che si vivrà, fino in fondo, un deja vu è più che forte … La prima domanda viene spontanea, seguendo le cronache nazionali. Se la si considerava una norma così importante, se era al centro delle politiche governative perché ci si è ritrovati nell’attuale situazione a pochi mesi dalla fine della legislatura? Con il “rischio” di dover forzare il dibattito parlamentare (detto in parole povere: per approvare una legge sui diritti si pensa di comprimere il diritto al dibattito democratico …) e di varare una legge che, stante i possibili assetti del prossimo parlamento e le maree montanti nel Paese, potrebbe avere pochi mesi di vita? E, in tutto questo, sembra non apparire casuale la tempistica delle comparse nel “dibattito”: dopo che era diventata avanzata la possibilità di scissione del maggior partito di governo, dopo le prime polemiche che hanno investito gli accordi con la Libia o il varo dei decreti Minniti-Orlando e così via. E’ una norma di civiltà per chi dice di proporla o un peso per la bilancia politica interna? Tutto quanto appena riportato, e che non teme smentita, fa propendere per la seconda possibilità …

Leggiamo sulla stampa che nel prossimo consiglio comunale vastese c’è un “Odg Ius Soli”. Non avendo altre notizie in merito si può solo tentare di ipotizzare che sia la proposta di una dichiarazione di sostegno alla proposta di legge nazionale. Scusatemi, ma che c’entra un consiglio comunale? E che senso ha chiedere, di fatto, al proprio stesso partito di approvare una legge che il partito stesso sostiene di promuovere? E nel merito, nella carne viva del destino quotidiano delle persone, fino a che punto si entra e cosa comportano le dichiarazioni di principio? Immagino e temo che molti risponderanno “poco o nulla”. E qua si entra nel cuore della situazione, locale e nazionale. Cambiano le dinamiche, e alcune situazioni puntuali, ma il nocciolo delle domande è identico. Lo ius in discussione dovrebbe ampliare la platea di coloro a cui viene riconosciuto il diritto alla cittadinanza. Ora, premesso che la cittadinanza è anche doveri e tanto altro, ci si è interrogati sulla concretezza della realtà? Un anno fa veniva annunciata la fine del commissariamento della sanità abruzzese(https://www.peacelink.it/abruzzo/a/43567.html ). Un anno dopo alcuni organi di stampa scrivono che in 12 mesi abbiamo avuto 100 milioni di debiti. Mentre gli ospedali chiudono, le guardie mediche sono in bilico. E i costi di medicine, visite specialistiche ecc. ecc. sono sempre più proibitive per un numero sempre montante di cittadini. Sono passati quasi 9 anni dal terremoto aquilano, oltre un anno dal terremoto del Centro Italia, 10 mesi dalla nevicata che ha messo in ginocchio per settimane tanta parte dell’Abruzzo. E abbiamo strade sempre più devastate, luoghi messi a rischio dal dissesto idrogeologico. E famiglie intere senza casa. Qualcuno ricorda l’odissea di alcune famiglie pescaresi resa nota nelle scorse settimane? Nella stessa città in cui una famiglia di Alanno da mesi è in tenda per chiedere una casa, in quanto la propria è stata colpita per responsabilità non di Roberto e Alessandra. Siamo nella regione della quasi ex Honeywell e Hatria (e qualcuno si ricorda di Golden Lady e Sixty per esempio?!), della Regione in cui gli appelli della famiglia Sciarretta e gli allarmi di comuni, associazioni e famiglie per l’assistenza ai disabili raccontano di diritti e situazioni più che in bilico, negate o comunque fortemente compressi da mancanze di fondi. Gli stessi che non possono vedere da mesi tante famiglie vastesi. I giornali riportano perché il Difensore Civico ha bloccato l’attuazione del regolamento comunale. Così com’è non è possibile. La maggioranza (la stessa che propone l’Odg?) afferma che sarebbe colpa delle opposizioni che hanno scritto al Difensore Civico. Qualche settimana a margine di un consiglio comunale mi è capitato di ascoltare un consigliere comunale affermare – riferendosi ad un comunicato stampa in cui si chiedeva di risolvere presto la questione e che non pagassero le famiglie indigenti – “ma chi sono questi che parlano?” con risposta “ma tanto so 3 gatti che non contano nulla” (come se ci fosse bisogno di una patente o di un’autorizzazione per potersi esprimere, come se essere fuori dai Palazzi e dalle alte sfere rendesse impraticabile il diritto democratico garantito dall’Articolo21 della Costituzione). Davanti a questa situazione (e potremmo andare avanti in un elenco sterminato) che rendono privilegio di pochi il diritto alla casa, al lavoro, alla salute, all’istruzione (in scuole anche a rischio e fatiscenti), proclamare diritti senza che concretamente siano realizzabili che senso ha? Non si può, non ha senso, aumenterebbe solo disperazione ed emarginazione …

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Si ricordava prima l’intreccio tra i decreti di febbraio e il dibattito sullo cd. Ius. Come dimenticare l’ordinanza anti-mendicanti di pochi mesi fa? https://sinistraanticapitalistaabruzzo.wordpress.com/2017/07/14/guerra-ai-poveri-un-anno-dopo-le-ruspe-pescaresi-caccia-al-mendicante-a-vasto/  proclamiamo diritti ma ti allontaniamo se sei impoverito, indigente, se non puoi garantirti nulla da solo? E’ proprio lo stesso mix creatosi a livello nazionale. E che è figlio di politiche che nel partito di governo, e nei suoi alleati di ieri e di oggi, ha trovato terreno fertile. Pochi giorni fa sono stati allontanati molti senza tetto dal centro di Bologna. In osservanza dei sumenzionati decreti. Provvedimento che nasce nel solco di politiche nate nella Roma http://popoffquotidiano.it/2017/11/22/daspo-urbano-sinistra-e-tolleranza-zero-da-veltroni-a-minniti/  dei “buoni sentimenti” del dolce Uolter … Si parla di allargare un diritto, di regalarlo a tanti altri ma – di fatto – si restringe la platea. Proclami da una parte e dall’altra respingimenti e allontanamenti (e toh non sono i leghisti-fascisti-razzisti-xenofobi cattivi ma i “buoni” del partito “progressista e de sinistra”…). La sperequazione, l’ingiustizia sociale ed economica, il divario tra ricchi e impoveriti a livello nazionale, europeo, mondiale aumenta sempre più. E affermare di proclamare diritti senza intervenire su tutto questo, senza garantire diritti umani, senza fermare tutto questo è favorirlo, è classismo, è voler costruire una società per pochi privilegiati contro una marea sempre più montante di impoveriti, emarginati, disperati.

Scriveva qualche giorno fa, davanti alla situazione drammatica italiana, Francesco Piobbichi (per la cronaca, per chi non lo conoscesse è storico attivista di Rifondazione Comunista … antirazzista e internazionalista…) che “dobbiamo chiudere il tempo dell’accoglienza per categorie ed aprire quella per i diritti per tutti. Uno sprar deve accogliere le persone vulnerabili del territorio, che siano italiane o straniere poco importa. Nessuno rimanga per strada”. E qua veniamo ad altri noccioli della questione: si proclama che siamo tutti uguali, che non ci devono essere distinzioni ma si portano avanti politiche ghettizzanti e di divisione, si proclama di voler riconoscere diritti ma rimangono senza nulla sempre più persone. I promotori della proposta di “legge sullo ius soli” (o ius culturae o ius nonsisacosaltro ecc. ecc.) affermano che le persone che sbarcano non c’entrano nulla, che non è un diritto da riconoscere a chi sta fuggendo negli ultimi tempi da Africa e non solo. 1) perché tra 5-10 o quel che è anni non potrebbero chiederlo? 2) in base a cosa?  Appare una frase con la quale si vuole esprimere un concetto tipo “si, lo vogliamo ma a piccole dosi” “si lo facciamo ma giusto per alcuni”.

12376289_1029556793753254_1674423232972344759_nMa, a pensarci bene, forse potrà diventare vero. Perché si torna a quanto già da anni e anni è cronaca nera, cronaca quotidiana, cronaca reale. In Italia in larghissima parte non esiste accoglienza, non esiste integrazione(http://heval.altervista.org/su-fatti-e-detti-di-questi-giorni-sulla-presenza-dei-migranti-nel-vastese/ ). Se non in piccole e limitate realtà che non dipendono certo dalle politiche dei governi. Che integrazione può dare costruire mega centri, ficcati ovunque ci sia un metro quadro disponibile, dove rinchiudere chi arriva in Italia? Che accoglienza può venire da realtà come il CARA di Mineo? Davanti allo sfruttamento sessuale nelle campagne del ragusano, al caporalato, a sfruttamento, mafie e tanti non-luoghi, ci si rende conto di cosa parliamo? E en passant, domanda delle domande: perché nei Cpt – che erano luoghi di detenzione – era possibile per parlamentari e non solo entrare (così abbiamo scoperto a suo tempo quel che accadeva a San Foca di Lecce e in tantissimi altri luoghi) e nei “centri di accoglienza” – che dovrebbero essere aperti per definizione – no? Come si può parlare di integrazione, accoglienza et similia se il territorio (comprese le istituzioni) non è coinvolto?

Ultime considerazioni.  Le mie posizioni – antirazziste e internazionaliste, solidali, pacifiste e con larga parte del proprio cuore in Africa – sono chiare e precise (https://comune-info.net/2015/09/migranti-4/ https://comune-info.net/2016/05/mediterraneo-cimitero-oblio-sprofonda-lumanita/ ). E sinceramente mi sembra anche troppo chiaro i numeri reali dell’immigrazione verso l’Italia e che non esiste nessun continente che si sta riversando solo ed esclusivamente nel nostro Paese. Così come appare lapalissiano che le migrazioni appartengono alla storia umana. Ed è impossibile pensare realmente di fermarle. Ma fermarsi a queste considerazioni è dannoso e non coglie dinamiche importantissime. Che dovrebbero appartenere ancor di più a chi parla di diritti, solidarietà, umanità. Perché, come ha anche ricordato varie volte Papa Francesco (senza dimenticare le denunce dell’iniquità e dell’ingiustizia dell’attuale sistema economico mondiale di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI andando a ritroso fino a Paolo VI e al suo monito sul “grido dei poveri”), esiste un “diritto a rimanere nella propria terra”. Diventato due anni fa anche una campagna di CEI, Fondazione Missio, Caritas e Focsiv ( http://www.focsiv.it/news/giubileo-il-diritto-di-rimanere-nella-propria-terra/ ). Negare tutto questo, acquietarsi la coscienza “progressista e de sinistra” con i proclami nega buona parte della realtà. E, di fatto, è silente complicità di guerre, sfruttamento, ingiustizie, disumanità, regimi di tante latitudini. Lo si denunciava qualche anno fa, a margine dei summit internazionali e delle politiche dei governi dell’era dei D’Alema, Clinton, Blair, Chirac, Eltsin ecc. ecc. E’ quello che, nei tempi della crisi sta avvenendo sempre più. I proclami e le enunciazioni di principio sono buone per le strumentalizzazioni e le propagande politiche. Ma non colgono (o non vogliono cogliere) la realtà e la sua complessità. E non toccano minimamente quel che andrebbe abbattuto …

Alessio Di Florio

Pubblicato da Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora tra gli altri con Giustizia!, Telejato.it, Casablanca, I Siciliani Giovani e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e rotta adriatica del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di marcare la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.